Categorie: Spazio

La Terra ha una nuova (quasi-)Luna

Su questa, senza ombra di dubbio, non ci siamo mai andati per davvero. Anche perché ci sarebbe molto poco da vedere. Si tratta di un quasi-satellite (un corpo celeste che orbita contemporaneamente intorno a un pianeta e alla sua stella) della Terra, nuovo compagno della Luna, le cui dimensioni sono state stimate tra i 90 e i 200 metri di diametro. Si chiama 2014 OL339 ed è stato scoperto, quasi per caso, dall’astronomo Farid Char della Chilean University di Antofagasta alla fine di luglio.

Dal suo primo avvistamento, gli scienziati hanno cercato di tenere bene d’occhio il quasi-satellite. E ci sono riusciti: da settembre 2014 è stato osservato 27 volte nell’arco di 36 giorni. Ha una magnitudo assoluta di 22,6, un’orbita altamente ellittica e, soprattutto, molto irregolare. Secondo le stime degli astronomi, ha iniziato a tenerci compagnia almeno 775 anni fa e resterà con noi per almeno altri 165 anni: il periodo co-orbitale (cioè il lasso di tempo in cui orbiterà attorno alla Terra e al Sole) è stimato in circa un millennio. In un articolo pubblicato di recente su arXivC. de la Fuente Marcos e R. de la Fuente Marcos, della Complutense University di Madrid, hanno provato a predire l’evoluzione dell’orbita caotica del corpo. Secondo i calcoli dei due scienziati, OL339 orbita in risonanza con la Terra: la gravità del nostro pianeta lo spinge un po’ come farebbe un adulto con un bambino su un’altalena.

Tra l’altro, OL339 non è il nostro unico quasi-satellite. Finora ne sono stati scoperti altri tre: in questo, la Terra è seconda solo aGiove, che ne ha ben sei – e quasi sicuramente molti altri ancora non osservati. D’altronde, sottolineano gli astronomi, rocce così piccole non sono facilissime da individuare. Eppur ci sono: “Se andando in cucina notate grandi scarafaggi”, spiega a From Quark To Quasars Martin Connors, astronomo alla Athabasca University in Canada, “potete star certi che ce ne sono molti di più di piccole dimensioni”. Non sarà un paragone elegantissimo, ma rende bene l’idea.

Credits immagine: NASA

Via: Wired.it

Sandro Iannaccone

Giornalista a Galileo, Giornale di Scienza dal 2012. È laureato in fisica teorica e collabora con le testate La Repubblica, Wired, L’Espresso, D-La Repubblica.

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  • Dato che con la sua orbita estremamente ellitica si spinge fino all'orbita di Marte non lo si potrebbe usare come un "astronave di roccia" per fare un "autostop" fino a Marte?

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