Categorie: SaluteVita

Il Nobel per la Medicina al gps del cervello

Sono John O ́Keefe della University College di Londra, e i coniugiMay‐Britt Moser ed Edvard I.Moser della Norwegian University of Science and Technologydi Trondheim i vincitori del premio Nobel per la Medicina e la Fisiologia 2014, con cui a Stoccolma si è aperta oggi la settimana degli annunci dei massimi riconoscimenti per gli scienziati. La tripletta annunciata (non inclusa nelle previsioni della Thomson Reuters) si è guadagnata il titolo per aver fatto luce sul nostro “gps interno”, svelando cioè quei meccanismi che ci permettono di sapere dove ci troviamo nello spazio che ci circonda e come riusciamo ad orientarci. Una scoperta che, sottolineano da Stoccolma, ha permesso di rispondere alla domanda che per centinaia di anni ha tenuto impegnati scienziati e filosofi, ovvero: “come fa il cervello a creare una mappa dello spazio che ci circonda e come possiamo muoversi attraverso un ambiente complesso?”

Il primo a formulare le risposte a questa domanda è stato, negli anni Settanta John O ́Keefe (classe 1939), identificando delle cellule, nel cervello di ratto (nell’ippocampo), che si attivano sempre quando ci si trova in un determinato spazio all’interno di una stanza, cambiando il quale cambiano anche le cellule attive. Nell’idea di John O ́Keefe sono queste che contribuiscono a formare una mappa dello spazio nel cervello, ribattezzandole per questo cellule di posizione (place cells). La tesi del ricercatore americano è che che la memoria di un determinato ambiente (e quindi la sua mappa) sia codificata da una combinazione specifica dell’attività di cellule di posizione nell’ippocampo. Ad ogni mappa insomma corrisponderebbe l’attività di un gruppo di queste cellule.

I coniugi norvegesi May‐Britt ed Edvard Moser (la quinta coppia a vincere il prestigioso riconoscimento, ricordano da Stoccolma, rispettivamente classe 1963 e 1962) hanno ampliato le ricerche di John O ́Keefe identificando un altro componente di questo gps interno: le cellule a griglia (grid cells) che generano un sistema di coordinate fondamentali per il posizionamento e per l’esplorazione dello spazio. Le cellule identificate dai coniugi nel 2005 si trovano nella corteccia entorinale, parte della formazione dell’ippocampo, e si attivano durante la navigazione nei ratti secondo una griglia esagonale.

Le cellule a griglia, insieme a quelle di posizione, e ancora insieme ad altre cellule della corteccia entorinale che riconoscono i confini di una stanza e la direzione della testa dell’animale sono collegate a formare un vero e proprio gps interno nei ratti, non molto diverso sembrerebbe da quello presente negli essere umani. Infatti, come studi di neuroimaging suggeriscono, cellule analoghe esistono anche nel cervello umano e le zone della corteccia entorinale e dell’ippocampo sono quelle spesso colpite nei pazienti con Alzheimer che sperimentano problemi di memoria spaziale.

Via: Wired.it

Credits immagine: Saad Faruque/Flickr CC

Anna Lisa Bonfranceschi

Giornalista scientifica, a Galileo Giornale di Scienza dal 2010. È laureata in Biologia Molecolare e Cellulare e oggi collabora principalmente con Wired e La Repubblica.

Articoli recenti

Il talco può aumentare il rischio di tumore?

Il colosso farmaceutico Johnson & Johnson pagherà 6,5 miliardi di dollari per chiudere le cause…

8 ore fa

Mesotelioma, 9 casi su 10 sono dovuti all’amianto

Si tratta di una patologia rara e difficile da trattare. Colpisce prevalentemente gli uomini e…

3 giorni fa

Uno dei più misteriosi manoscritti medioevali potrebbe essere stato finalmente decifrato

Secondo gli autori di un recente studio potrebbe contenere informazioni sul sesso e sul concepimento,…

6 giorni fa

Ripresa la comunicazione con la sonda Voyager 1

Dopo il segnale incomprensibile, gli scienziati hanno riparato il danno a uno dei computer di…

1 settimana fa

Atrofia muscolare spinale, ampliati i criteri di rimborsabilità della terapia genica

L’Aifa ha approvato l’estensione della rimborsabilità del trattamento, che era già stato approvato per l'atrofia…

1 settimana fa

Così i tardigradi combattono gli effetti delle radiazioni

Resistono alle radiazioni potenziando la loro capacità di riparare i danni al dna. Piccolo aggiornamento…

1 settimana fa

Questo sito o gli strumenti di terze parti in esso integrati trattano dati personali (es. dati di navigazione o indirizzi IP) e fanno uso di cookie o altri identificatori necessari per il funzionamento e per il raggiungimento delle finalità descritte nella cookie policy.

Leggi di più