La via del microcredito

Uno degli strumenti più efficaci per il raggiungimento degli Obbiettivi del Millennio fissati dalle Nazioni Unite. Così appare agli economisti il microcredito, l’invenzione che è valsa all’economista del Bangladesh Muhammad Yunus il premio Nobel per la pace. Un Nobel meritato, perché il microcredito rappresenta un importante strumento di riduzione di povertà e di emancipazione, perché permette ai più poveri e emarginati, soprattutto alle donne, di aver accesso a servizi finanziari e di avviare e sviluppare progetti di autoimpiego e generazione del reddito. Esclusi dal sistema di credito bancario, a causa dell’inadeguatezza o dell’assenza di garanzie reali e della natura delle loro attività, ritenuta troppo ridotta e rischiosa dalle banche tradizionali, molti piccoli produttori, in aree urbane o rurali, sono vincolati all’usura per far fronte alle proprie necessità economiche.

I programmi di microcredito offrono una valida alternativa dal momento che erogano piccoli prestiti a comunità, generalmente di donne, che necessitano di risorse finanziarie per lo sviluppo di microattività economiche nell’agricoltura, allevamento, e piccolo commercio. Lanciata da Muhammad Yunus nel 1976, la prima banca rurale – la Grameen Bank – erogava piccoli crediti alle donne dei villaggi del Bangladesh per l’acquisto di bestiame – per esempio, una vacca. La vendita del latte consentiva il ripagamento periodico del debito. Oggi l’iniziativa ha oltre mille filiali, quasi 13 mila dipendenti e 2,3 milioni di utenti in 39 mila villaggi, per un totale di 33 milioni di prestiti su base mensile. Un recente studio della Banca Mondiale rivela che circa il 50 per cento dei nuclei più poveri del Bangladesh ha migliorato decisamente le proprie condizioni di vita, varcando la soglia della povertà, grazie all’accesso al microcredito.

Oggi un numero sempre crescente di Ong banche commerciali e organismi internazionali offrono programmi di microcredito in vari paesi in via di sviluppo. Una delle principali caratteristiche del credito è il meccanismo di responsabilità solidale – il credito viene concesso ad un gruppo, in cui ogni partecipante risponde del credito degli altri membri in proporzione alla quota del proprio prestito. Il credito si basa, dunque, su un rapporto di fiducia tra i contraenti e non richiede garanzie reali. La piccola entità del credito, generalmente inferiore ai 100 dollari, e il rimborso ravvicinato nel tempo consentono alle comunità svantaggiate di ridurre la vulnerabilità agli shock esterni e pianificare il loro consumo futuro.

Migliori condizioni di vita si riflettono, a loro volta, in un maggiore accesso a strutture sanitarie e scolastiche. Il successo di questi programmi si manifesta, inoltre, nell’elevatissimo tasso di ripagamento – a fronte di circa 700 mila prestiti erogati a fine 2004 dalla Ong Opportunity International, più del 98 per cento sono stati rimborsati entro 30 giorni dalla scadenza. Il corretto ripagamento consente, naturalmente, l’incremento dei crediti successivi. L’accesso al credito, tuttavia, non è l’unica risposta alle necessità delle comunità svantaggiate e delle microimprese. Il microcredito si è dunque evoluto nel corso degli ultimi anni per offrire una serie di servizi collaterali quali l’assicurazione, la gestione del risparmio e l’assistenza tecnica alle microimprese che sono cruciali per la sostenibilità delle attività economiche. Oggi si parla dunque più in generale di programmi di microfinanza.

Il riconoscimento del suo importante contributo alla riduzione della povertà ha portato ad una crescente attenzione al fenomeno, fino alla proclamazione del 2005 come Anno Internazionale del Microcredito da parte delle Nazioni Unite. Una serie di conferenze ha avuto luogo nell’ultimo anno per promuovere una maggiore integrazione tra settore finanziario, Ong, istituzioni internazionali e governi del nord e sud del mondo nella diffusione della microfinanza.

*Economista senior, centro di sviluppo Ocse (Organizzazione per lo sviluppo e la cooperazione economica), Parigi

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