I Labrador color cioccolato si ammalano di più e vivono meno dei loro analoghi con il manto nero o chiaro. A suggerirlo è uno studio sulle cartelle cliniche di circa 33 mila labrador che hanno ricevuto cure veterinarie nel Regno Unito. Secondo i ricercatori, una maggiore propensione ad ammalarsi e una aspettativa di vita ridotta sarebbe conseguenza della selezione operata dagli allevatori per ottenere cucciolate di Labrador color cioccolato.
Selezionati come da caccia in Canada negli anni ’30 del XIX secolo, i Labrador oggi sono una delle razze più diffuse al mondo. Nel Regno Unito, dove lo studio è stato condotto, rappresentano il pedigree più registrato tra il 2016 e il 2017. La ricerca, pubblicata su Canine Genetics and Epidemiology, ha analizzato i file medici di oltre 33mila Labrador di tutte le colorazioni censiti nel programma VetCompass del Royal Veterinary College’s (RVC).
Dalle cartelle cliniche è emerso che il principale problema di questo breed sono le otiti, rilevate in oltre il 10 % del campione, l’obesità (8,8%) e l’osteoartrite (5,5%). In media, i Labrador vivono circa 12 anni ma per quelli color cioccolato è del 10% più breve: 10 anni. Inoltre, i Labrdor con questa colorazione hanno più spesso bisogno di cure veterinarie per infezioni alle orecchie (50% più probabile) e disturbi della pelle (quattro volte più probabili). “Il collegamento tra colore del pelo e propensione ad ammalarsi potrebbe essere una conseguenza inaspettata della selezione di esemplari con specifiche pigmentazioni,” suggerisce Paul McGreevy, autore principale della ricerca.
Il colore marrone è recessivo nei cani: il gene che codifica questo pigmento deve essere presente in entrambi in genitori perché nascano cuccioli di questo colore. Di conseguenza, ipotizzano i ricercatori, la selezione operata dagli allevatori a favore di questa colorazione del manto potrebbe essere la causa di un pool genetico ridotto, con una maggiore presenza di geni che predispongono a malattie orecchie e alla pelle e di conseguenza a vivere meno a lungo. “La nostra ricerca”, dice McGreevy, “è la più grande mai realizzata su questa razza, aiuterà veterinari, allevatori e proprietari di cani a compiere scelte più appropriate e sensate”.
Riferimenti: Canine Genetics and Epidemiology
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