Mappare gli spostamenti del virus Ebola per scongiurare il contagio di migliaia di persone e primati nell’Africa centrale. Con questo scopo alcuni ricercatori del Max Planck Institut di Antropologia evoluzionistica di Lipsia (Germania), hanno studiato i focolai infettivi del ceppo letale Zebov scoppiati in Gabon e Repubblica del Congo negli ultimi dieci anni. Secondo la ricerca, pubblicata su PLoS Biology, le ripetute epidemie sono dovute a una recente diffusione del virus in queste regioni. Ipotesi precedenti sostenevano che il ceppo Zebov fosse una variante di virus presenti sin da tempi antichi nel posto. La causa del nuovo virus sarebbe stato un contatto maggiore tra gli esseri umani e le scimmie o un serbatoio animale non ancora identificato. Ma Peter Walsh, autore dello studio, e i suoi colleghi, attraverso analisi genetiche e informazioni spazio-temporali delle apparizioni del virus, hanno smentito questa teoria. I ricercatori affermano che i nuovi focolai non derivano da un’evoluzione casuale e incontrollata del patogeno, ma da un avanzamento del ceppo Zebov, lo stesso che aveva causato una prima epidemia a Yambuku, in Gabon. Il vantaggio è che le infezioni sono più prevedibili e controllabili. Tuttavia, il rischio di diffusione rappresenta una forte minaccia nell’area altamente popolata del Parco Nazionale di Odzala, che potrebbe essere raggiunta in un paio d’anni. Lo stesso pericolo riguarda anche le ultime grandi riserve di gorilla e scimpanzè allo stato brado: il virus potrebbe decimarli. La scoperta potrà aiutare a mettere a punto una strategia per contrastare, fin da subito, l’ondata di Ebola. (a.p.)
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