Categorie: Salute

Le tre condizioni per il Parkinson

Mutazioni genetiche, una bassa risposta ai fattori di crescita e l’età avanzata. Sarebbero queste tre condizioni sine qua non per la morte neuronale tipica del morbo di Parkinson. Lo suggerisce su Plos Biology uno studio del Max Planck Institute of Neurobiology di Martinsried, in Germania.

La ricerca, condotta su modelli murini, ha mostrato che le cellule nervose della sostanza nera (parte dei gangli della base, coinvolti nelle risposte cognitive ed emotive, oltre che nella regolazione dei comportamenti motori) si rimpiccioliscono e muoiono solo quando si verificano contemporaneamente le tre circostanze.

In particolare, i ricercatori hanno osservato che i neuroni in cui manca il gene DJ-1 (un difetto genetico tipico della malattia, vedi Galileo) e che non reagiscono ad alcune particolari proteine (per esempio al Fattore neurotrofico derivato dalla glia, Gdnf) muoiono quando l’animale invecchia. “Già immaginavamo che fossero questi i fattori scatenanti della malattia, ma per prima volta lo abbiamo dimostrato chiaramente”, ha commentato Liviu Aron, primo autore dell’articolo. Il rapporto tra sensibilità al fattore di crescita e alterazione del gene DJ-1 è stato confermato anche da alcuni studi complementari condotti sul moscerino della frutta (Drosophila). “La scoperta di una connessione tra la risposta a un fattore di crescita e la mutazione del gene DJ-1 è estremamente interessante”, ha aggiunto Rudiger Klein, un altro dei ricercatori che hanno preso parte allo studio. Questa osservazione, infatti, potrebbe portare allo sviluppo di nuove terapie personalizzate, basate sulla somministrazione specifica di fattori di crescita a pazienti con una predisposizione genetica per il morbo.

A questo punto la sfida sarà non solo definire se altre mutazioni genetiche responsabili della malattia (vedi Galileo) possano interagire con la risposta a queste proteine, ma soprattutto comprendere le dinamiche che rendono tali interazioni letali con l’avanzare dell’età. (g.b.)

Riferimento: 10.1371/journal.pbio.1000349

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