Lawrence Weinstein e John A. Adam
Più o meno quanto?
Zanichelli 2009, pp. 264, euro 11,80
La parola “spannometria” non si trova sui vocabolari. E questo è un peccato, perché il concetto racchiuso è davvero importante e dovrebbe essere studiato a scuola. La spannometria è infatti, come recita il sottotitolo di questo libro, “l’arte di fare stime sul mondo”. Viviamo nell’era digitale, troviamo numeri ovunque, un paranoico direbbe che ne siamo circondati; dopo duemilacinquecento anni, sembra proprio che Pitagora abbia finalmente la sua rivincita. Eppure sembriamo assolutamente incapaci ad avere un’idea dei numeri in gioco, e accettiamo pedissequamente le stime che ci vengono propinate in modo più o meno ingenuo dai media.
E dire che non è poi così difficile fare un controllo sulla plausibilità di quei dati. Non è neanche necessario connettersi a Internet e fare ricerche con Google; si possono tranquillamente fare i conti a mente, o se proprio si vuole esagerare scribacchiarli su un tovagliolino di carta, come del resto suggerito dal sottotitolo dell’edizione originale americana del libro. Weinstein e Adam, cane e gatto – pardon, fisico e matematico – hanno infatti raccolto una serie di problemi che a prima vista sembrano irrisolvibili senza andare a cercare chissà quali dati, ma il cui risultato in realtà può essere approssimato limitandosi a usare il buonsenso e conoscendo alcuni valori numerici di base, come per esempio la lunghezza dell’equatore terrestre (40000 Km) o la durata in secondi di un anno (un po’ più di 30 milioni di secondi). Questi problemi sono anche noti nei paesi anglosassoni come “Problemi di Fermi”, perché pare che il grande fisico fosse solito proporli ai suoi collaboratori per vedere come se la cavavano, per esempio, a stimare il numero di accordatori di pianoforte a Chicago.
Le prime pagine del libro spiegano i trucchi del mestiere: come maneggiare i grandi numeri usando la notazione scientifica, come suddividere un problema in più parti ciascuna delle quali rimanga maneggevole, come sia inutile portarsi dietro troppe cifre decimali quando per una rozza stima ce ne basta una, come per stimare un valore si debba prendere la media geometrica, e non quella aritmetica. Con queste accortezze si può arrivare a dare una risposta a diversi quesiti con un margine di errore entro un fattore dieci in più o in meno, che per molti fini pratici è sufficiente e soprattutto riesce a evidenziare i numeri tirati a caso.
Resta ancora da aggiungere che lo stile in cui è scritto il libro è umoristico, forse fin troppo per chi ritiene che la matematica e la fisica siano una cosa seria, e che la traduttrice Luisa Doplicher, credo insieme a Marinella Lombardi che è ringraziata nel colophon in qualità di “rilettrice”, ha fatto un lavoro davvero buono nel localizzare il testo. Non solo le unità di misura sono quelle metriche e non le imperiali, ma anche gli esempi sono stati tradotti dal mondo americano a quello italiano.
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