Artista, ingegnere, scienziato: cinque secoli dopo, Leonardo da Vinci è ancora un’icona della creatività e dell’ingegno umani. Un genio poliedrico di cui nel 2019 si celebreranno i 500 della scomparsa con una serie di iniziative in Italia (e in tutto il mondo). Tra gli eventi di Milano, la città dove lo scienziato-artista visse più a lungo, al Leonardo 3 Museum (piazza della Scala) per tutto il 2019 sarà visibile la mostra multimediale “Il Mondo di Leonardo”, arricchita per l’occasione di nuove straordinarie invenzioni leonardiane: la Barca a pale, la Macchina volante CA176, l’Organo Positivo Continuo e il dipinto perduto della Battaglia di Anghiari. Ricostruite in modo reale o virtuale a partire dai disegni originali, queste opere ci stupiscono per la loro audacia e ingegnosità e ci aiutano anche a capire quanto fosse innovativo l’approccio di Leonardo, nell’arte come nella meccanica.
Curiosità, spirito di osservazione, perseveranza sono all’origine della straordinaria inventiva di Leonardo. “La tenacia – e non la perfezione – è un elemento chiave della sua opera”, racconta Edoardo Zanon, curatore scientifico della mostra Leonardo 3. “Tra le sue carte ci sono decine di pagine di tentativi con operazioni di aritmetica, frasi latine, studi di meccanica e di ottica: una prova del suo impegno costante nel voler imparare”. Leonardo, come egli stesso lamentava, non aveva ricevuto una educazione formale e, a parte la formazione artistica nella bottega del Verrocchio,era in gran parte un autodidatta.
Nei tanti fogli di disegni e appunti lasciati da Leonardo (e raccolti in diversi Codici) è possibile trovare centinaia di soggetti straordinari, compresi molti ingranaggi e macchinari. Ma sbaglieremo a considerarli puro prodotto della sua fantasia: “Nella maggior parte dei casi queste rappresentazioni non nascono dal nulla”, spiega Zanon, “ma sono acute riproduzioni di scene osservate dal vivo, in cantieri o falegnamerie, un po’ come le fotografie di oggi”. Leonardo osservava attentamente ciò che poi descriveva nei disegni, fenomeni naturali come lo scorrere dell’acqua, animali, volti e corpi umani e anche macchine: ed è qui, in questo acuto osservare, che emerge il suo approccio scientifico ante litteram. “Ma passando dall’osservazione alla riproduzione su carta, Leonardo aggiungeva dei particolari, delle migliorie: ecco le sue vere invenzioni”, dice Zanon.
L’incessante ricerca di Leonardo, tra teoria e pratica
Molte delle invenzioni di Leonardo rimasero sulla carta, come il progetto di una statua colossale di Federico Sforza a cavallo da fondere in bronzo, ritenuto irrealizzabile fino a quando uno studio del Museo Galileo di Firenze non ne ha dimostrata la fattibilità. Non tutte però avrebbero funzionato veramente: “I disegni spesso celano piccoli malfunzionamenti o imprecisioni”, dice l’esperto, “anche se le carte ci suggeriscono che comunque provava a costruire le sue macchine in laboratorio”.
Il primo dei quattro nuovi allestimenti, già visibile in questi giorni, è una macchina nautica: la Barca a pale. In questa macchina, una sorta di pedalò, il moto alternato della pedalata viene trasformato in un moto rotativo continuo, che muove la barca. L’allestimento di Milano permette al visitatore di pedalare e godere, grazie a un casco in realtà virtuale, del panorama dell’epoca, con uno scorcio sulla città e i navigli di Milano.
“Questa ed altre macchine per volare disegnate da Leonardo contengono dei dettagli tecnici introdotti e studiati poi nell’Ottocento e che successivamente porteranno ai primi voli di un mezzo motorizzato più pesante dell’aria, a metà ‘800 da parte di Otto Lilienthal, e all’inizio del ‘900 il Wright Flyer, realizzato dai fratelli Wright. In tal senso Leonardo Da Vinci è stato un vero precursore”, commenta l’esperto.
Fra le nuove installazioni della mostra “Leonardo 3 – Il mondo di Leonardo” c’è anche una ricostruzione della perduta Battaglia di Anghiari, dipinta da Leonardo nel Salone dei Cinquecento di Palazzo Vecchio a Firenze. Per quest’opera, che avrebbe dovuto fronteggiare nel salone un’altra scena di battaglia commissionata a Michelangelo e anch’essa mai realizzata, Leonardo studiò una nuova tecnica, più rapida dell’affresco, recuperata dalla Naturalis historia di Plinio il Vecchio: l’encausto. Ma a causa della grande estensione del dipinto, per l’artista fu impossibile riuscire a far seccare con il calore del fuoco i colori a base di cera, che iniziarono a colare sull’intonaco, tendendo a scomparire del tutto. Nel dicembre 1503, deluso e frustrato, Leonardo abbandonò il lavoro incompiuto.
Nonostante tutto, però, l’opera fece scalpore – fu definita “la scuola del mondo” – e rimase visibile fino a metà del Cinquecento, quando Giorgio Vasari, ammiratore di Leonardo, ampliò e ridisegnò completamente il Salone, probabilmente nascondendo il dipinto leonardesco, che alcuni studi recenti hanno cercato di individuare. La ricostruzione realizzata per il Leonardo 3 Museum verrà presentata ad aprile anche a Firenze, a Palazzo Vecchio, nello stesso Salone dove cinque secoli fa operò Leonardo.
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