L’Italia stringe la cinghia

La Cooperazione Italiana taglia i fondi da destinare ai progetti internazionali. Colpa della finanziaria 2005, attualmente all’esame del Parlamento, che prevede un ennesimo taglio di 250 milioni di dollari (circa 190 milioni di euro), pari a circa un terzo dei fondi stanziati l’anno scorso. Ennesimo perché si aggiunge a quello del 2004, quando le risorse stanziate erano state pari a 650 milioni di euro, poi ridotte a 550. A farne le spese sarà soprattutto il Fondo globale per la lotta all’Aids, Tbc e malaria, che neanche il prossimo anno vedrà recapitarsi dall’Italia i 100 milioni di euro promessi. Il tema è stato affrontato nel corso della conferenza “Più diritti umani, più sicurezza per tutti. I casi di Mozambico, Balcani e Afghanistan”, svoltasi il 26 novembre scorso presso la Società Italiana per l’Organizzazione Internazionale (Sioi) a Roma nell’ambito delle “Giornate per la cooperazione Italiana”. Un’occasione, voluta dalle Nazioni Unite e da molti organismi internazionali, per mettere in evidenza il ruolo fondamentale della Cooperazione e la necessità di proseguire sulla strada della difesa dei diritti umani. Dallo sviluppo sostenibile alla lotta alla povertà, dalla promozione dei diritti umani alla tutela della salute e del patrimonio culturale, passando per l’istruzione e la formazione delle realtà locali, gli obiettivi della cooperazione non sono perseguibili senza finanziamenti. “Le risorse che il governo può mettere a disposizione con questa finanziaria sono inadeguate se comparate con quelle che altri paesi hanno garantito”, spiega il senatore Enrico Pianetta (Forza Italia), presidente della Commissione parlamentare per i Diritti Umani, “L’obiettivo di donare lo 0,33 per cento del Pil fissato dall’Italia alla Conferenza Euromediterranea di Barcellona entro il 2006 è ancora lontano. Nel 2003 l’aiuto pubblico allo sviluppo (Aps) è risultato pari allo 0,17 per cento, circa 2,1 miliardi di euro”. E di questo passo ancora più difficile appare raggiungere l’obiettivo dei Millennium Development Goals approvati in sede Onu nel 2000 dai capi di Stato e di governo: l’aumento annuo degli aiuti pubblici di ogni paese membro del Comitato Aiuto allo Sviluppo (Dac) dello 0,01 per cento per poter arrivare allo 0,70 per cento del Pil entro il 2015. La guerra delle cifre, però, non deve far dimenticare i meriti della Cooperazione in campo internazionale a sostegno dei minori, del mercato del lavoro, della democrazia e del rafforzamento delle istituzioni dei paesi di intervento, in collaborazione con le Organizzazione non governative (Ong) e altri organismi. Il 40 per cento degli aiuti sono destinati all’Africa sub sahariana, con l’obiettivo di sconfiggere la povertà, affrontare l’emergenza sanitaria e sostenere le giovani democrazie. In Afghanistan l’Italia ha assunto un ruolo guida nella ricostruzione del sistema giudiziario: 10 milioni di euro all’anno per la redazione e l’aggiornamento dei testi normativi, la formazione degli operatori del diritto e la riabilitazione delle strutture. Nei Balcani, invece, si va da interventi per il rafforzamento delle istituzioni locali in Macedonia, alla formazione di personale municipale in Kosovo, fino all’istruzione dei diplomatici in Albania. Ma l’esempio modello è il Mozambico. “L’Italia ha avuto un ruolo fondamentale nel processo di pacificazione di questo paese e ha stanziato per il Mozambico più soldi che per ogni altro paese africano”, racconta don Matteo Zuppi, della Comunità di Sant’Egidio. “La guerriglia è stata trasformata in partito politico e oggi il livello di criminalità è molto basso. Inoltre in questi giorni nasce il 1000° bambino sano da una donna sieropositiva, grazie alla distribuzione gratuita di farmaci antiretrovirali. Infine attraverso l’Unicri (United Nations Interregional Crime and Justice Research Institute) si sta attuando un’iniziativa per sostenere la giustizia minorile e il recupero e la tutela dei minori”. Le attività hanno anche coinvolto in maniera efficace le regioni e gli enti locali (“cooperazione decentrata”), il sistema delle imprese, delle università e il mondo del volontariato. Basti pensare che i finanziamenti stanziati dalle Regioni nel 2002 sono stati pari a 35 milioni di euro, ai quali vanno aggiunti i contributi di altri enti locali e vari soggetti pubblici e privati che ne raddoppiano l’entità. Segno che in questi anni la sensibilità dei cittadini italiani nei confronti della cooperazione internazionale è aumentata, a differenza dei finanziamenti economici stanziati dal governo.

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