Gli insoliti effetti della fisica quantistica si potranno osservare non solo su particelle atomiche e subatomiche, come è stato finora, ma anche su corpi più grandi composti da cento milioni di miliardi di atomi. Questo promette un articolo apparso su Physical Review Letters il 26 settembre a firma, tra gli altri, di William Marshall e Roger Penrose dell’università di Oxford. Gli autori propongono un metodo non semplice da realizzare ma alla portata delle attuali conoscenze tecniche. L’idea si basa sul famoso esperimento del “gatto” proposto nel 1935 dal fisico Erwin Schroedinger. L’esperimento prevede di usare un fotone e uno specchio delle dimensioni di un decimillesimo di millimetro quadrato a temperature molto vicine allo zero assoluto (di 60 microKelvin). Il fotone viene poi fatto passare attraverso uno specchio semi-riflettente. In questo modo, a causa delle leggi della meccanica quantistica, seguirà contemporaneamente due percorsi diversi, si “delocalizzerà”, comportandosi come un’onda e causerà un fenomeno noto come auto-interferenza. Alla fine di uno dei due percorsi troverà lo specchio, collegato a una molla. Quando il fotone lo colpirà vi trasferirà la sua delocalizzazione. Così l’auto-interferenza del fotone sparirà, mentre sarà lo specchio a trovarsi in due posizioni diverse contemporaneamente. Se la teoria sarà confermata, per la prima volta si osserverà un fenomeno quantistico su un corpo soggetto alla fisica classica, confermando una delle due grandi scoperte fisiche del secolo scorso. (si.t.)
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