L’ospedale del futuro

Per rimanere qualitativamente competitivi senza incrementare le spese di gestione gli ospedali devono razionalizzare le proprie risorse. Lo sostengono manager di strutture sanitarie pubbliche e private che – in concomitanza della presentazione da parte del ministero della Sanità “dell’ospedale del futuro” – si sono confrontati su come aziendalizzare i nosocomi. A promuovere il “corso avanzato di management sanitario” è stata la Scuola superiore di epidemiologia del Centro di cultura scientifica “Ettore Majorana” di Erice. “L’analisi dei bisogni sanitari e della domanda di salute, le valutazioni di efficacia e di appropriatezza degli interventi sanitari, la sperimentazione e la messa a punto di indicatori, sono solamente alcuni tra gli esempi di strumenti tipicamente epidemiologici indispensabili nella gestione manageriale della sanità”, ha affermato Antonio Boccia, ordinario di Igiene presso la facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università “La Sapienza” di Roma. “Le due dimensioni, quella epidemiologica e quella manageriale, sono accomunate nell’interesse della salute della popolazione, lungo il percorso, complesso e non sempre adeguatamente apprezzato, che conduce a una sanità migliore”.

Un esempio di tale gestione è quella realizzata al Policlinico universitario “Agostino Gemelli” di Roma. “Alla base del cambiamento c’è la razionalizzazione delle risorse”, ha spiegato Antonio Cicchetti, direttore generale del nosocomio. “Non ci sono altre strade alternative”. Al Gemelli, nell’ultimo quinquennio le giornate di degenza media sono diminuite quasi del 50 per cento, passando da 14 a 7,5. “I risultati”, afferma Cicchetti, “sono stati raggiunti senza ridurre la qualità dei servizi: lo dimostra l’incremento di circa il 50 per cento degli utenti residenti fuori dal Lazio che hanno scelto il nostro ospedale per sottoporsi a terapie di alta specialità”. Il Gemelli dispone di 1.600 posti letto, 850 docenti universitari e registra ogni anno oltre 65 mila dimissioni ospedaliere ordinarie. “L’inerzia dello status quo”, prosegue Cicchetti, “si supera con un’azione sinergica: i decreti legislativi 502/92 e 517/93, hanno apportato innovazioni che rivoluzionano il modo di gestire la sanità pubblica italiana. Non ricevi più i soldi per il costo che sostieni, ma per il risultato che ottieni. Chi gestisce, quindi, deve obbligatoriamente aumentare la produzione e la qualità contenendo, nel contempo, le risorse utilizzate”. Al Gemelli l’incremento dei servizi durante il periodo 1996-2000 è stata pari al 60 per cento con un aumento dei costi di circa il 15 per cento.

Per stare al passo con i tempi e continuare a essere competitivi, “abbiamo previsto nel periodo 2001-2004 di investire 60 miliardi di lire: soldi che devono uscire dal nostro bilancio”. Per un’azienda competitiva la ricerca non deve essere considerata come un costo, ma come “un investimento irrinunciabile”. Nell’esperienza romana la razionalizzazione di una struttura sanitaria passa principalmente attraverso un miglior utilizzo delle proprie risorse umane e delle strutture: obiettivi che potranno essere raggiunti con la creazione dei dipartimenti, “capaci di creare una vera sinergia e di snellire le procedure”, conclude Cicchetti. Bisogna accorpare, dunque, e a tutti i livelli: l’orientamento dei manager è di incentivare la nascita di dipartimenti negli ospedali e di creare nei centri più piccoli strutture sanitarie di riferimento a livello interprovinciale. Tutto in linea con quanto ha sostenuto il ministro della Sanità Umberto Veronesi presentando gli ospedali del futuro. “Le nuove strutture, come i dipartimenti, devono essere creati tenendo conto delle realtà locali: bisogna agire con flessibilità in maniera da rispondere realmente alle diverse esigenze territoriali”, spiega Boccia. In altre parole bisogna fare scelte razionali.

Durante i lavori è stato discusso anche il problema legato alla fatiscenza di molti ospedali della penisola: “Il 60 per cento è stato costruito prima del 1940”, afferma Giuseppe Rotelli, presidente del gruppo ospedaliero “San Donato” di Milano, “e l’alternativa per rinnovare le strutture sanitarie, in mancanza di fondi statali, è quella il project financing: proporre cioè a investitori privati di ricostruire gli ospedali pubblici ricevendo in cambio la gestione dei servizi non sanitari dell’ospedale”. La proposta di Rotelli è di lasciare alla sanità una funzione pubblica, finanziata con risorse dello Stato, ma senza più il monopolio pubblico nella gestione dei servizi sanitari.

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