I lupi del nostro Appennino e del Nord America non sono stati sempre neri, ma devono la loro livrea ai cani, da cui l’hanno “ereditata” circa 10 mila anni fa. Lo ha determinato un gruppo internazionale di ricercatori guidati dalla Stanford University, tra cui i biologi del Laboratorio di genetica dell’ex-Istituto Nazionale per la Fauna Selvatica (ora Ispra), studiando le cause genetiche che determinano il colore in molte razze di cani e in alcune popolazioni di lupi. Come riportato su Science, la mutazione nel gene che determina il colore nero nel lupo è simile a quella presente in alcuni esemplari di labrador, alani e barboncini, e si tratterebbe di un carattere che aiuta la sopravvivenza delle specie in ambienti selvatici.
Una vasta area compresa fra il Nord America, l’Alaska e il Canada e l’Appennino Tosco-emiliano sono le uniche zone in cui vivono esemplari di lupi neri. Per cercare le ragioni di questo aspetto che accomuna i lupi dei due continenti, gli scienziati hanno dato inizio a una ricerca genetica sul melanismo, cioè sulla pigmentazione derivata da mutazioni del Dna. Dopo la scoperta, da parte di un ricercatore americano, di una mutazione sul gene Defensina, che determina il melanismo in cani, lupi e coyote, il gruppo dell’Ispra ha effettuato indagini parallele sulla genetica del lupo italiano per scoprire come mai proprio nel nostro paese siano presenti questi esemplari dal colore nero.
E così hanno scoperto che non sono solo i lupi ad aver trasmesso alcuni tratti genetici ai cani al tempo della domesticazione (tra i 15 e i 40 anni fa), ma che anche i cani hanno passato alcune caratteristiche alla specie selvatica. L’analisi genetica fa supporre che i lupi presenti in Italia e in Nord America abbiano acquisito questa colorazione grazie all’incrocio con cani dal mantello nero. Proprio questa pigmentazione permetterebbe loro di sopravvivere meglio nell’ecosistema con poca luce delle foreste. La mutazione, infatti, è più diffusa nelle popolazioni dei boschi del Nord America che non in quelle delle tundre artiche e degli ambienti innevati dell’Alaska e del Canada. Dove – come è logico supporre – sono più frequenti gli esemplari grigi o bianchi. (r.p.)
Riferimento: Science DOI: 10.1126/science.1165448
Foto di Bruce McKay – via Wikimedia CC BY-SA 2.0.
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