Categorie: Società

Malformazioni da DDt

La nascita di bambini maschi con difetti congeniti dell’apparato urogenitale è molto più frequente nei luoghi bonificati con massicce quantità di DDt (diclorodifeniltricloroetano) rispetto alle aree non trattate con l’insetticida. L’allarme arriva da uno studio dell’Università di Pretoria, in Sudafrica, dove tra il 1995 e il 2003 si è fatto un largo uso del composto chimico per la lotta alla malaria.

L’indagine, pubblicata su Urology Journal (Bjui), è stata effettuata su 3.310 bambini nati nella Provincia del Limpopo tra il 2004 e il 2006; di questi, 2.396 neonati provenivano da 109 villaggi in cui il Ddt è stato utilizzato in modo massiccio, gli altri 914 sono invece nati in 97 villaggi in cui non si è ricorsi all’insetticida. I bambini con problemi ai testicoli, all’uretra o al pene sono stati 357, con un’incidenza del 33 per cento più alta nelle zone bonificate.

L’associazione è ancora più evidente se si considerano le abitudini di vita delle donne. Infatti, per le madri che sono rimaste a casa durante la gravidanza (invece che studiare o lavorare fuori dal proprio villaggio), la percentuale sale a 41 (Nello studio sono stati presi in considerazione anche altri fattori che possono alterare le statistiche, come l’abitudine al fumo, all’alcol, l’età della madre, quanto tempo è stata esposta alla sostanza e l’etnia).

Sebbene il DDt sia ormai bandito nella maggior parte dei paesi, viene ancora utilizzato nelle abitazioni delle zone in cui la malaria è endemica. É stato inoltre stimato che la sostanza può permanere nel sangue anche 10-20 anni dopo l’ultima esposizione; ciò spiegherebbe perché i bambini nati dopo il periodo di massimo utilizzo dell’insetticida presentino comunque gravi problemi. “Il DDt entra nell’organismo sia con la dieta sia attraverso l’ambiente in cui si vive e può attraversare la placenta ed essere presente nel latte delle madri”, ha spiegato Riana Bornman, prima autrice dell’articolo: “La concentrazione della sostanza nel cordone ombelicale è infatti molto simile a quella del sangue materno”.

Come riportano i ricercatori, il DDt ha contribuito in modo sostanziale a ridurre la diffusione della malaria in Sudafrica, ma ora che la malattia, a causa dei cambiamenti climatici, sembra poter diffondersi nuovamente, è necessario che tutte le autorità siano al corrente dei rischi per la salute legati all’uso di questa sostanza. “Noi, intanto, continueremo a studiare quali sono questi rischi e come possono essere ridotti”, ha concluso Bornman. (s.l.)

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