Sono precisamente 789 grammi di marijuana quelli ritrovati in una tomba della provincia cinese di Xinjiang, nel Nord Ovest del continente asiatico. Perfettamente conservati nonostante risalgano a 2.700 anni fa, sono la più antica prova dell’uso della pianta per le sue proprietà psicoattive e allucinogene.
Come riporta Ethan B. Russo, neurologo e principale autore dello studio pubblicato dal British-based botany journal, lo stupefacente è stato ritrovato accanto a un uomo caucasico che richiama lo stereotipo dello sciamano, il cui ruolo sociale elevato sarebbe testimoniato dalla presenza di altri oggetti come briglie, archi e un’arpa. Insieme a questi utensili, la marijuana sarebbe servita all’uomo nella sua vita nell’aldilà.
Inoltre, poiché è stata trovata in due sole tombe – su 500 esaminate durante lo scavo archeologico -, gli studiosi pensano che la marijuana fosse concessa solo alle personalità di rango più elevato o che rivestivano un particolare ruolo. Un’ipotesi che suggerisce l’uso della pianta nei rituali delle società antiche e ne esclude l’utilizzo come cibo o fibra tessile, sebbene non sia ancora chiaro come venisse assunta.
Le proprietà aride e alcaline del terreno hanno favorito la preservazione del campione che malgrado gli anni è apparso ancora nella sua colorazione, anche se privo del caratteristico odore. I ricercatori hanno potuto eseguire le analisi batteriologiche, genetiche e la datazione al radiocarbonio e stanno cercando di far germinare cento semi ritrovati nella sepoltura. (l.r.)