Cosa succede ai ghiacci dell’Himalaya?

    L’Himalaya si sta ritirando, ma meno di quanto previsto. Questo il risultato ottenuto dai ricercatori dell’Università di Zurigo, secondo i quali “l’Himalaya non si comporta diversamente dagli altri ghiacciai mondiali”. Grave, secondo gli studiosi, l’errore di stima redatto sull’ultimo Pannello Intergovernativo sui cambiamenti climatici (IPCC), nel quale si decretava una riduzione più rapida dei grandi ghiacciai dell’Himalaya e del Karakoram.

    Gli ultimi dati parlano chiaro: l’estensione dei ghiacciai himalayani è pari a 40.800 km2 (22.800 km2 per il solo Himalaya e 18.000 km2 per il Karakorum), del 20% minore di quanto stimato negli anni ’50. Al contrario però i rilevamenti degli ultimi decenni rilevano un aumento del volume delle nevi perenni; alcuni ghiacciai addirittura mostrano rapidi progressi (chiamati “picchi”) indipendenti dalle condizioni climatiche. Questi risultati rispecchiano una situazione molto eterogenea, in cui il volume dei ghiacci asiatici ha una andamento molto variabile.

    I ricercatori hanno registrato una riduzione media in lunghezza dai 15 ai 20 metri, mentre la superficie risulta mediamente ridotta dello 0,4 % nell’ultimo decennio, dunque l’estensione dei ghiacciai himalayani sarebbe diminuita di 40 centimetri all’anno. “I cambiamenti di lunghezza, superficie e volume corrispondono alla media globale”, spiega l’autore dello studio Tobias Bolch, “la maggior parte dei ghiacciai dell’himalaya si sta riducendo, ma molto meno rapidamente di quanto previsto in precedenza”.

    Credit immagine: a Marina&Enrique / Flickr
    Solo grazie alle tecnologie recenti di rilevamento satellitare è stato possibile giungere a questi risultati; i primi dati sull’Himalaya vengono datati addirittura 1840, ma erano stime più che dati effettivi. Su queste stime i glaciologi di tutto il mondo hanno mantenuto un dibattito sempre aperto su quelle che erano le sorti del complesso montano più alto al mondo e delle centinaia di milioni di persone che dipendono dalle sue immense riserve di acqua dolce.

    Proprio per questo motivo gli scienziati vogliono essere cauti. “Sebbene i dati considerati non siano allarmanti”, raccomanda Bolch, “a causa della contrazione dei ghiacciai, nel medio termine si potrebbe verificare una maggiore variabilità nel drenaggio delle acque stagionali con fasi di secca in alcune valli analizzate”. Lo stesso Tobias Bolch raccomanda gli studi per i prossimi anni: “Dovremmo monitorare lo stato dei laghi glaciali, l’esondazione di questi bacini potrebbe avere conseguenze devastanti per le popolazioni a valle”. In questo si traduce l’obiettivo dei ricercatori: continuare a monitorare costantemente tutta la zona dell’Himalaya e del Karakorum di modo da fare finalmente un modello d’evoluzione dei grandi ghiacciai, grazie al quale sarà possibile lavorare in maniera preventiva a casi di estrema necessità.

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