Un trapianto di neuroni per battere l’obesità

    L’obesità è ormai divenuta una piaga dei tempi moderni; per curarla sono state tentate molte strade. Uno studio pubblicato su Science propone ora un nuovo approccio al problema, che potrebbe rivelarsi quello vincente. La ricerca, effettuata dall’Università di Harvard e dal Massachusetts General Hospital, ha dimostrato che la soluzione del problema risiede nel problema stesso. L’obesità è infatti dovuta al malfunzionamento di un particolare circuito neuronale in una piccola struttura del cervello detta ipotalamo, che controlla le funzioni vitali e comportamenti base dell’organismo come lo stimolo sessuale e la rabbia. Dal momento che il danneggiamento di questi neuroni provoca l’incapacità di regolare il metabolismo in risposta all’ormone anti-fame leptina, i ricercatori hanno pensato di ricostruire i circuiti neuronali non funzionanti proprio con un trapianto di neuroni.

    Per lo studio sono stati utilizzati topi geneticamente modificati mancanti dei recettori per la leptina, che hanno di conseguenza sviluppato obesità. I ricercatori hanno trapiantato nel cervello di questi topi cellule embrionali progenitrici dei neuroni, prelevate dall’ipotalamo di topi sani, e successivamente verificato se e in quale misura i nuovi neuroni avessero interagito con il sistema nervoso. Hanno così riscontrato che le cellule trapiantate non solo sopravvivevano e formavano normali sinapsi, ma si sviluppavano anche correttamente nei quattro tipi di neuroni necessari per una giusta risposta alla leptina. I risultati della ricerca rivelano che, in conseguenza del ripristino dei circuiti neuronali necessari per la risposta alla leptina, le cavie trattate con il trapianto di neuroni presentano un aumento di peso minore del 30% rispetto ai topi del gruppo di controllo.

    È la prima volta in cui si è ricorso al trapianto di neuroni per trattare l’obesità. “Abbiamo usato questo complesso circuito dell’ipotalamo, dagli effetti facilmente monitorabili (obesità, variazioni di glucosio e insulina nel sangue, distribuzione del grasso) come modello per verificare se il trapianto di specifici neuroni selezionati e controllati possa ristabilire le connessioni cerebrali”, afferma Jeffrey Macklis, uno degli autori della ricerca. La scoperta, secondo cui le cellule neuronali embrionali riescono ad integrarsi efficacemente in un cervello ospite, apre quindi nuove prospettive sul futuro utilizzo di simili tecniche per curare altre patologie del sistema nervoso, sia a livello fisico che psichiatrico, tra cui malattie neurodegenerative quali Morbo di Parkinson, SLA e lesioni del midollo spinale.

    Credit immagine: Tobyotter / Flickr

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