Categorie: Società

Medicine fasulle a prezzi stracciati

Nei paesi in via di sviluppo, laddove non arrivano gli aiuti internazionali o le donazioni delle case farmaceutiche, a garantire le scorte di medicinali provvede il mercato nero oppure la produzione locale dei cosiddetti ‘generici’, che sono venduti a prezzi più vantaggiosi. Ma al risparmio economico corrisponde un costo in vite umane: spesso infatti i prodotti-copie si rivelano inefficaci se non addirittura letali per i malati, come documenta un articolo pubblicato su The Lancet da un gruppo internazionale di ricercatori specializzati in malattie tropicali. Lo studio prede in esame l’artesunato, un farmaco indispensabile nel trattamento della malaria Plasmodium falciparum, la forma multiresistente della malattia diffusa nel sud est asiatico Il gruppo di ricerca, coordinato da Paul Newton dell’Università di Bangkok, insieme ad alcuni volontari olandesi e svizzeri di Medici senza frontiere, ha esaminato per un anno (agosto 1999 – agosto 2000) la produzione e la distribuzione di questi farmaci in Cambogia, Laos, Birmania, Tailandia occidentale e Vietnam. E indica un sistema semplice, poco costoso e affidabile per orientarsi nel mercato dei farmaci: il test del colore.

Il metodo si basa sulla reazione tra un prodotto della decomposizione alcalina dell’artesunato e il sale diazonio. Ma non è l’unico criterio utilizzato. Per distinguere le copie contraffatte, i ricercatori hanno sottoposto i campioni all’esame di un osservatore ignaro dei risultati del test. A lui spettava il compito di valutare gli elementi esterni delle scorte, come per esempio il codice a barra, il marchio, la dicitura del foglio di istruzioni e classificare quindi i campioni distinguendoli in contraffatti o regolari. Così lo studio ha dimostrato che il 38 per cento dei 104 campioni di farmaci acquistati in negozi e farmacie, o a disposizione di ospedali e organizzazioni non governative, non conteneva nessuna traccia di artesunato. La maggior parte di questi erano etichettati come prodotti da Guilin Pharma, una casa farmaceutica cinese o reimpacchettati dalla Atlantic Pharmaceuticals di Bangkok.

I farmaci contraffatti sono diffusi in tutti i paesi considerati dall’indagine: apparentemente simili agli originali nel colore, nelle dimensioni e nelle iscrizioni, hanno un peso maggiore di quelli regolari. Inoltre, se le originali pastiglie Guilin Pharma sono più friabili e hanno una consistenza pastosa, i farmaci contraffatti hanno uno sgradevole sapore amarognolo. Che i produttori ‘addolciscono’ generalmente con la clorochina, un componente inefficace contro il Plasmodium falciparum. Spesso inoltre gli ologrammi delle confezioni sono falsificati con un rozzo disegno fatto a mano. Tra i principali segni di riconoscimento dei prodotti contraffatti, c’è la presenza del logo ‘AS’ solo su un lato del farmaco. E, naturalmente, il prezzo: questi infatti sono più economici di quelli autentici. In Cambogia e Birmania costano rispettivamente circa il 30 per cento e il 45 per cento in meno.

Insomma l’artesunato contraffatto nel sud-est asiatico è un problema di salute pubblica, che è necessario contrastare con campagne d’informazione. Una soluzione tuttavia non è semplice: il kit per testare il medicinale costa circa quattromila lire a pacchetto, ma per il trattamento antimalaria a base di artesunato ne bastano la metà. In assenza del test del colore ci si può affidare alle caratteristiche delle confezioni, anche se queste variano continuamente. Una situazione difficile da monitorare e che spesso è aggravata dall’atteggiamento delle autorità locali che non contribuisce a fermare gli affari del mercato nero. Basti un esempio: in Vietnam è prevista la condanna a 20 anni di reclusione per chi commercia sidenafil (Viagra) contraffatto ma la legge non persegue chi commercia antimalarici fasulli.

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