Mine, strage senza fine

Cresce il numero delle vittime delle mine antiuomo e intanto diminuiscono i fondi per lo sminamento. Secondo l’ottavo rapporto della Campagna internazionale per la messa al bando delle mine, presentato ieri in più di 30 capitali mondiali, sono oltre 78 le nazioni ancora da bonificare, e per la prima volta la raccolta fondi internazionale ha registrato un calo: nel 2005 sono stati raccolti 376 milioni di dollari, circa 23 milioni in meno rispetto al 2004.

Iraq, Afghanistan e Cambogia hanno ridotto drasticamente i fondi, ma anche per gli Stati Uniti e per la Commissione Europea, (Italia compresa),si è registrata una diminuzione nei finanziamenti per le operazioni di sminamento. Il Landmine Monitor Report 2006 denuncia oltre sette mila vittime nel 2005, 11 per cento in più rispetto al 2004, soprattutto a causa dei conflitti in Myanmar, Ciad, Colombia, Pakistan e Sri Lanka. Ogni anno restano ferite circa 15.000 – 20.000 persone e si contano approssimativamente da 350.000 a 400.000 sopravissuti alle mine ad oggi nel mondo.

Lo scorso anno è stata bonificata un’area delle dimensione di New York (740 chilometri quadrati con circa 500 mila mine e oltre tre milioni e mezzo di altri esplosivi), ma secondo le stime le zone ancora da bonificare corrisponderebbero a un’area grande quanto la Siria. Dei 29 Paesi che devono portare a termine la bonifica entro il 2010, Bosnia, Cambogia, Yemen e altri dieci aderenti alla Convenzione di Ottawa (per la messa al bando delle mine) non hanno ancora adottato le misure necessarie.

I governi di Myanmar, Nepal e Russia (tre dei 40 Paesi non firmatari) continuano a far uso di mine antiuomo, senza contare i gruppi ribelli indipendenti. Le nazioni che continuano a produrle sono Myanmar, Cina, Cuba, India, Iran, Corea del Nord, Corea del Sud, Nepal, Pakistan, Russia, Singapore, Stati Uniti e Vietnam. (t.m.)

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