Oggi, 6 febbraio, si celebra la Giornata internazionale per l’abbandono delle mutilazioni dei genitali femminili, una pratica cui sono state sottoposte circa 140 milioni di donne nel mondo. E che secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità interessa 3 milioni di bambine ogni anno, 8mila al giorno. Anche l’Italia non è immune a questa pratica: si stima che siano 35mila le donne sottoposte a mutilazioni genitali nel nostro paese.
Secondo Aidos, l’impegno dell’Italia, che in questo campo si era distinta negli anni passati, sia con misure volte a prevenire la pratica nel nostro paese, sia con misure di cooperazione allo sviluppo, è venuto progressivamente affievolendosi. Poco o nulla si sa dei fondi che ogni anno la legge n. 7/2006 mette a disposizione le attività di prevenzione.
Per questo l’Ong ha indirizzato una lettera aperta ai ministri del Welfare con delega alle Pari Opportunità Elsa Fornero, della Salute Renato Balduzzi, degli Esteri Giuliomaria Terzi di Sant’Agata e della Cooperazione Internazionale e Integrazione Andrea Riccardi: un richiamo all’impegno dell’Italia per promuovere l’abbandono delle mutilazioni dei genitali femminili, un impegno che non può venire meno proprio nel momento in cui si registrano i primi progressi verso l’abbandono definitivo della pratica e dunque verso il pieno godimento dei diritti umani anche per le donne e bambine finora sottomesse a questa norma sociale.
Un primo passo potrebbe essere quello di ratificare la Convenzione del Consiglio d’Europa per prevenire e combattere la violenza contro le donne e la violenza domestica, che l’Italia non ha ancora sottoscritto (qui la lista dei paesi che l’hanno fatto). Sul fronte europeo Amnesty International promuove fin dal 2010 la campagna END FMG e rinnova l’appello all’Unione Europea per mettere in atto una strategia globale contro le mutilazioni genitali femminili. L’appello è già stato firmato da 42mila persone.
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