Nanotecnologie d’annata

I maestri vasai umbri, a cavallo tra XV e XVI secolo, praticavano una primitiva ma autentica forma di nanotecnologia. Gli smalti colorati delle maioliche prodotte in quel periodo a Deruta, in provincia di Perugia, sfruttano infatti le proprietà riflettenti di microscopici granuli di metallo per conferire alle ceramiche un’intensa lucentezza. È questo il risultato di uno studio condotto da un team di ricercatori italiani – guidati da Bruno Brunetti dell’Università di Perugia – e pubblicato ora sul Journal of Applied Physics. Nel loro complesso, gli smalti delle ceramiche rinascimentali di Deruta mostrano una composizione chimica tipica dell’epoca: una miscela di sabbia e alcali con aggiunta di ossido di piombo per ridurre contrazioni e criccature. Ma tra le più belle maioliche derutensi ve ne sono molte con particolari e inconsueti smalti metallici, che sembrano oro, o iridescenti, che cambiano colore quando sono osservati da prospettive diverse. Effetti questi, hanno scoperto Brunetti e colleghi, dovuti a particelle di rame e argento contenute all’interno degli smalti e dalle dimensioni comprese tra i 5 e i 10 milionesimi di millimetro: veri e propri nanomateriali, dunque. La luce che incide sulla superficie degli smalti viene diffusa da tali nano-particelle a differenti lunghezze d’onda, creando così i suddetti effetti ottici. Ma non è tutto: in alcuni smalti, i ricercatori hanno trovato addirittura anche tracce di ioni (atomi privati o arricchiti di elettroni) di rame, la cui presenza comporta un ulteriore incremento del loro grado di lucentezza. Oltre a testimoniare, naturalmente, la sorprendente perizia tecnica degli antichi ceramisti di Deruta. (f.to.)

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