Perché non basta per tutti

Se il 20 per cento della popolazione mondiale non ha accesso all’acqua potabile è colpa di una politica fallimentare. A puntare il dito contro la cattiva, a volte corrotta, gestione e distribuzione della risorsa, è il rapporto “Acqua: una crisi di governo” messo a punto da 24 agenzie delle Nazioni Unite in occasione del quarto Forum Mondiale dell’Acqua che si terrà a Città del Messico dal 16 al 22 marzo. La disponibilità di acqua potabile sul pianeta, dicono gli esperti, è sufficiente ai bisogni di tutti. Eppure oltre un miliardo di persone, la maggior parte delle quali vive in Cina, India e Africa sub-sahariana, non può accedervi per usi alimentari e 2,6 miliardi vive senza le misure igieniche di base. La scarsa qualità dell’acqua è causa di povertà e malattie: in circa tre milioni sono morti nel 2002 per diarrea e malaria, il 90 per cento dei quali erano bambini. Tutto ciò va attribuito a vari fattori. Solo il 12 per cento dei paesi, per esempio, ha messo in atto un’effettiva strategia per dimezzare il numero di persone che non hanno accesso all’acqua pulita, obiettivo da raggiungere entro il 2015. Anche i cambiamenti climatici hanno fatto la loro parte: il livello dei fiumi di molte regioni ha fatto registrare degli abbassamenti a causa delle scarse piogge e degli alti tassi di evaporazione. I governi e le autorità locali non sono stati capaci di rispondere adeguatamente all’elevato tasso di urbanizzazione in alcuni paesi in via di sviluppo e come se non bastasse in alcune zone il 30-40 per cento dell’acqua si perde a causa delle fuoriuscite e dell’estrazione illegale. Secondo il rapporto, infatti, la corruzione costa al settore diversi milioni di dollari all’anno. Per questo serve una leadership più forte e un maggior coordinamento tra governi, autorità locali, settore privato e società civile. (r.p.)

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