Scie chimiche, invasione di rettiliani, viaggiatori del tempo. Sono alcune delle più eclatanti bufale circolate negli ultimi anni, enormemente amplificate grazie alla potenza dei social network. Si tratta di menzogne palesi, smentite pubblicamente e a più riprese, che pure trovano un certo credito nella frangia più complottista dei cibernauti. Ma qualcosa, forse, potrebbe presto cambiare. In soccorso della verità sta arrivando Pheme, un software intelligente messo a punto dai ricercatori della University of Sheffield, che analizza i contenuti pubblicati sui social network e ne stabilisce il grado di attendibilità e veridicità.
Il sistema, dicono gli autori, è un grado di catalogare le notizie in quattro categorie: economia, salute, disinformazione involontaria e disinformazione interessata. Il primo passo per saggiarne l’affidabilità è la verifica della fonte, cioè se il contenuto è stato pubblicato da un profilo “umano”, attivo sui social network, o da un sistema automatico. A questo punto, Pheme cerca notizie simili su altri profili (che a loro volta sono sottoposti alla stessa verifica) e incrocia automaticamente le informazioni con tecniche di text mining e analisi semantica. Alla fine del processo, compare a schermo la fatidica schermata vero/falso.
Pheme è attualmente ancora in fase di sviluppo: le prime “indagini” riguarderanno le notizie relative all’informazione medica. Più specificamente, gli scienziati dell’Institute of Psychiatry del King’s College London analizzeranno, servendosi del software, le discussioni online sul tema delle droghe ricreazionali, studiando modi e velocità di diffusione di notizie ed esperienze false.
Credits immagine: kennymatic/Flickr
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