Pieghe al computer

Fogli e creatività possono non bastare a quanti vogliono impegnarsi nell’origami. Ne sa qualcosa Robert Lang, ingegnere statunitense, massimo esperto nell’arte del computational origami, la versione tecnologica della millenaria arte giapponese di piegare la carta senza l’aiuto di colla e forbici. Le sue complesse creature di carta, animali e insetti curati fin nei minimi particolari, infatti sono nate grazie al computer. “Il computational origami è lo studio della matematica che ci dice cosa è possibile o impossibile fare con questa tecnica, ma non solo, può essere utile anche per sviluppare soluzioni creative”, spiega Lang, uno dei pochissimi che al mondo si dedica a questa disciplina. Che trova oggi anche delle applicazioni pratiche: “si può usare per progettare strutture che si avvolgono su loro stesse. Ha le applicazioni più varie, dall’elettronica ai dispositivi medici”, afferma il fisico non nuovo alle collaborazioni con aziende pubbliche e private. Per la Nasa Lang si è occupato del modo più efficiente di impacchettare la sottile lente di plastica di un telescopio da mandare in orbita. In più, una decina di anni fa, il ricercatore ha ideato un software, TreeMaker, poi usato da una azienda automobilistica tedesca per ripiegare con la massima efficienza un airbag. Anche in campo biologico il computational origami può aiutare a capire la struttura in tre dimensioni delle proteine, un problema noto come protein folding. Ma il software di Lang aiuta anche gli origamisti tradizionali a costruire percorsi di piegatura che si avvolgono dando proprio la forma desiderata dall’artista. “Ma il procedimento non è né automatico né indipendente dalla volontà di chi deve poi effettuare la piegatura” spiega Francesco Fumagalli, ricercatore del dipartimento di matematica dell’Università di Firenze, anch’egli appassionato di origami e della loro trattazione tecnica. Prima di tutto si inserisce nel computer una figura stilizzata del modello che si vuole realizzare, per i matematici è un “grafo pesato”. Il computer poi elabora i dati, li trasforma in equazioni algebriche e dopo averle risolte dà come risultato un foglio di carta su cui sono stampate le linee (a valle e a monte) che consentono di preparare la base del modello. Ma alle mani dell’artista è affidata la realizzazione concreta dell’opera perché, in fin dei conti, questo è sempre un prodotto della creatività e non una forma di grafica computerizzata. Per Fumagalli gli insetti di Lang, così come ogni sua altra creazione, sono delle vere opere d’arte. Il ricercatore racconta: “Quando li ho visti da vicino sono rimasto a bocca aperta e li ho ammirati per ore. Non c’era una sola piega fuori posto. Però dopo averli osservati a lungo questi origami mi sono sembrati un po’ “freddi” per il loro realismo esasperato. Alle creazioni di Lang continuo a preferire i capolavori di Yoshizawa [un noto maestro giapponese ormai ultranovantenne, ndr]. Quelli sì sono sempre carichi di vita”.L’origami è utile anche tra i banchi di scuola per tenere la mente in allenamento e per illustrare principi di matematica e geometria. Il computational origami in genere richiede una matematica piuttosto avanzata e quindi difficilmente si usa a questo scopo, “ma l’arte dell’origami nelle sue forme tradizionali può essere invece utilissima”, puntualizza Fumagalli che insieme a Enrico Giusti, docente di Analisi Matematica a Firenze, sta progettando di allestire una sala sull’origami nel nuovo Museo della Matematica cittadino. Afferma il ricercatore che “esistono costruzioni impossibili con riga e compasso, ma realizzabili piegando la carta. Ne sono esempi la trisezione dell’angolo e la duplicazione del cubo”. Per gli origami valgono i sei assiomi proposti da Humiaki Huzita, fisico italo-giapponese dell’Infn di Padova. I primi cinque hanno un corrispettivo diretto nella geometria euclidea, mentre il sesto è specifico degli origami e permette di risolvere ogni equazione di terzo grado, cosa impossibile usando come strumenti riga e compasso. Un bel risultato per un mondo fatto solo di carta!

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