L’Ema e la Commissione europea avevano detto sì: la pillola dei 5 giorni dopo (nome commerciale ellaOne, principio attivo Ulipristral acetato) sarà disponibile in farmacia senza ricetta medica. Una decisione presa soprattutto per “velocizzare l’accesso delle donne a questo medicinale, e aumentarne di conseguenza l’efficacia”, avevano fatto sapere dal Committee for Medicinal Products for Human Use (Chmp) dell’Ema. E, teoricamente, applicabile a tutti gli stati membri, in accordo alle procedure nazionali. Ma appunto teoricamente: l’Italia, infatti, come paventato, rischia di fare di nuovo la mosca bianca, decidendo di vendere il contraccettivo di emergenza (per il fronte prolife solo un abortivo mascherato) in dopo previa prescrizione medica.
Tale perlomeno sarebbe la posizione del Consiglio superiore di sanità, interpellato sulla questione dal ministro della Salute Beatrice Lorenzin. Giustificando l’atteggiamento del Css il ministero risponde così in merito alla questione: “’In attesa dei dettagli del dispositivo, la decisione è che il farmaco EllaOne debba essere venduto in regime di prescrizione medica indipendentemente dall’età della richiedente… soprattutto per evitare gravi effetti collaterali nel caso di assunzioni ripetute in assenza di controllo medico”. Ma non è tutto: il test di gravidanza, finora necessario per poter accedere alla prescrizione della pillola dei 5 giorni dopo, verrà richiesto solo se l’anamnesi porta a sospettare una gravidanza.
Insomma, i pareri espressi dal Css potrebbero rappresentare un nulla di fatto per la situazione italiana rispetto a quanto invece stabilito a livello europeo, un’opportunità persa per il nostro paese.“Un pessimo regalo per le donne italiane”, ha commentato Laura Garavini, dell’Ufficio di Presidenza del Gruppo del Pd della Camera: “Ci auguriamo perciò che il ministro Lorenzin decida guardando all’Europa e con l’obiettivo di dare più diritti e libertà alle donne italiane”.
Via: Wired.it
Credits immagine: Hovic/Flickr CC
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