Salute

Pirola, la nuova variante Covid sotto osservazione

Sebbene non sia stata ancora individuata in Italia, ma si stia diffondendo per ora negli Stati Uniti, Regno Unito, Israele, Danimarca, Svizzera e Sudafrica, la nuova variante di Covid-19, soprannominata da alcuni media Pirola, desta nuovi preoccupazioni tanto che molti gruppi di scienziati si stanno affrettando a studiarla. Il numero di mutazioni genetiche nella sua proteina spike, infatti, risulta considerevole, ossia oltre le 30. Ed è proprio per questo che la variante, il cui nome ufficiale è Ba.2.86, è finita sotto il monitoraggio dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) e classificata come “variant under monitoring” (Vum). Ecco cosa sappiamo finora sulla variante Pirola.

La variante Pirola

Pirola è una variante completamente nuova, che presenta oltre 30 mutazioni sulla famosa proteina spike, ossia la chiave di accesso che utilizza il coronavirus per entrare nelle nostre cellule, ed è per questo finita sotto stretta sorveglianza. Non sappiamo, infatti, se possa causare una forma della malattia più grave rispetto alle varianti precedenti, oppure se il nostro sistema immunitario abbia una difesa adeguata anche contro questa variante. Come avverte l’Oms non bisogna sottovalutarne i potenziali effetti. Al momento, infatti, sono state segnalate solo un totale di sette sequenze di questa variante, e sono perciò “disponibili informazioni limitate per Ba.2.86”, spiegano gli esperti. “A breve verrà effettuata una valutazione iniziale del rischio, che consentirà una migliore caratterizzazione di questa variante in termini di capacità di trasmissione, risposta immunitaria e gravità”.

I segnali di allerta

Dopo la comparsa di Omicron, l’evoluzione di Covid-19 ha iniziato a seguire un corso abbastanza prevedibile: varianti di successo sono emerse dai lignaggi circolanti dopo aver ottenuto alcune mutazioni chiave che ne hanno consentito la diffusione. Ba.2.86, al contrario, è molto diversa dalle varianti diffuse, e in questo modo la sua comparsa ricorda quella di Omicron e delle prime varianti della pandemia, ossia Alfa e Delta. “Proprio come Omicron, anche questa Ba.2.86 è un po’ imprevista”, ha spiegato a Nature Ashish Jha, ricercatore presso la Brown University di Providence. “Ce n’è abbastanza per convincerci tutti a iniziare a prestare attenzione”.

Un’altra caratteristica di Pirola che ha suscitato l’interesse degli scienziati è la sua distribuzione geografica. Nessuno dei casi identificati finora sembra essere collegato, comprese le tre infezioni in Danimarca, rilevate in diverse parti del paese. E ciò, quindi, suggerisce che la variante potrebbe già essere abbastanza diffusa. Tuttavia, come sottolinea l’esperto, sebbene la comunità scientifica dovrebbe prestare molta attenzione alla variante, le probabilità che si riveli più grave delle varianti esistenti o causi gli stessi effetti osservati durante le prime ondate di Omicron sono “estremamente basse” a causa dell’immunità diffusa.

La situazione in Italia

Secondo l’ultimo bollettino dell’Istituto superiore di sanità (Iss), che monitora la situazione epidemiologica nel nostro Paese, nella settimana dal 14 al 20 agosto scorso, “nel periodo di monitoraggio l’incidenza di nuovi casi identificati e segnalati con infezione da SARS-CoV-2 in Italia si mantiene bassa seppur in aumento. Anche l’impatto sugli ospedali rimane limitato, sebbene in leggero aumento”.

In particolare, in base ai dati di sequenziamento depositati sulla piattaforma nazionale I-Co-Gen, nell’ultima settimana di campionamento consolidata (31/07/2023 – 06/08/2023, dati al 21 agosto 2023), “si continua ad osservare la co-circolazione di ricombinanti di Omicron attenzionati a livello internazionale, con una predominanza di sequenze attribuibili a Xbb.1.9 (45,9%) e Xbb.1.16 (37,8%)”, spiegano dall’Iss. Inoltre, “si è registrato un incremento nella proporzione di sequenziamenti attribuibili ai lignaggi Eg.5 (discendente di Xbb.1.9.2 con mutazione addizionale S: F456L), Xbb.1.16 e Xbb.1.16.6 (con mutazione addizionale S:F456L), designati come varianti di interesse (Voi, variant of interest, ndr) da Ecdc e Who”.

Via: Wired.it

Leggi anche: Perché alcune persone non si ammalano di Covid? Forse è merito di una proteina

Credits immagine: Mufid Majnun su Unsplash

Marta Musso

Laureata in Scienze Naturali alla Sapienza di Roma con una tesi in biologia marina, ha sempre avuto il pallino della scrittura. Curiosa e armata del suo bagaglio di conoscenze, si è lanciata nel mondo del giornalismo e della divulgazione scientifica. “In fin dei conti giocare con le parole è un po' come giocare con gli elementi chimici”.

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