Plastica auto-rigenerante

Un nuovo tipo di plastica, riciclabile, potrebbe andare a sostituire quella usata attualmente all’interno dei computer e in molti dispositivi elettronici. Che, per come viene trattata, presenta l’inconveniente di non poter essere riutilizzata.

Mentre quasi tutto il mondo comincia a fare i conti con la spazzatura elettronica, Antonius Broekhuis e colleghi del Dipartimento di ingegneria chimica dell’Università olandese di Groningen – tra cui figura anche l’italiano Francesco Picchioni – stanno cercando di risolvere almeno il problema delle componenti in plastica degli hardware. Soprattutto nell’elettronica è utilizzata un tipo di plastiche che hanno le caratteristiche di essere molto resistenti e di sopportare le elevate temperature (plastiche termoindurenti, come la bachilite o la gomma). Questa plastica, però, è trattata con additivi e contiene sostanze che ne rendono praticamente impossibile il riciclo. Il suo smaltimento comporta quindi un costo non indifferente in termini sia di denaro sia di inquinamento.

Nel suo studio, pubblicato sulla rivista Macromolecules dell’American Chemical Society, Broekhuis riporta ora di essere riuscito a ottenere una plastica che può essere sciolta e rimodellata senza perdere le sue caratteristiche originarie di durezza e resistenza al calore. I ricercatori hanno disciolto granuli di quello che loro chiamano polimero “auto-rigenerante” e sono riusciti ad ottenere da questi una barra di plastica uniforme e rigida. Sulla base dei test, Broekhuis sostiene che il materiale può essere riciclato più volte – nonché riparato – e che il procedimento è a basso costo.

Dal punto di vista chimico, la plastica è costituita da un composto aromatico (derivato del furano) e una resina (la bismaleimide) che vengono fatti reagire tramite una reazione (Diels- Alder) a 150 gradi centigradi. A questa temperatura, infatti, i legami chimici si rompono e la plastica torna liquida, pronta per essere sottoposta a una nuova reazione. (a.d.)

Riferimento Macromolecules, 2009; 42 (6): 1906 DOI: 10.1021/ma8027672

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