Spazio

Ritrovati i pomodori scomparsi sulla Stazione spaziale

Lo scorso anno la Nasa ha avviato, a bordo della Stazione spaziale internazionale, l’esperimento XROOT (cui ne sono seguiti altri dello stesso tenore), con l’obiettivo di far crescere delle piantine sull’avamposto e di raccoglierne i frutti, “in vista di future missioni di esplorazione spaziale”. Tutto bellissimo: tra le altre cose, l’astronauta Frank Rubio aveva raccolto due pomodori e li aveva sigillati in una busta sottovuoto, in modo da poterli analizzare in seguito. Non fosse che per qualche ragione la busta con i pomodori era poi improvvisamente scomparsa: fortunatamente, ha fatto sapere la Nasa, è saltata fuori qualche giorno fa. “Nonostante sia passato circa un anno dalla sparizione dei pomodori – ha spiegato l’agenzia spaziale – i frutti sono stati ritrovati. Erano disidratati, leggermente schiacciati e un po’ scoloriti. Ma, a parte questo, non mostravano nessun segno di crescita di muffa o di microbi”. Nessun dettaglio, purtroppo, sul dove sia avvenuto in rinvenimento.

Un altro aspetto curioso della questione riguarda il fatto che Rubio (che nel frattempo è rientrato a Terra) aveva parlato della perdita di un solo pomodoro: deve aver evidentemente accolto con giubilo la notizia del ritrovamento, anche perché i suoi colleghi lo avevano scherzosamente accusato di averlo/averli mangiati di nascosto. In ogni caso, come accennavamo, a XROOT sono seguiti altri esperimenti dello stesso tenore: VEG-05, per esempio, in cui sono stati coltivati (altri) pomodori nani, e Planet Habitat-03, “uno dei primi studi multigenerazionali sulle piante a bordo della Stazione spaziale – spiega la Nasa – che potrebbe aiutare i ricercatori a valutare se gli adattamenti genetici che avvengono in una generazione di piante coltivate possono trasferirsi alle generazioni successive”. Le piante di Habitat-03, al momento, si trovano a bordo di una navicella Dragon, di SpaceX, in attesa di rientrare sulla Terra il prossimo mese. “I benefici di coltivare piante nello Spazio vanno oltre questi aspetti concreti – ha concluso l’agenzia spaziale statunitense – il tempo trascorso a occuparsi delle piante dà anche benefici psicologici agli astronauti, ne migliora la qualità della vita nello Spazio e solleva il loro morale”. Un po’ come accade sulla Terra.

Via: Wired.it

Leggi anche: I dieci traguardi scientifici del 2023, secondo Science

Sandro Iannaccone

Giornalista a Galileo, Giornale di Scienza dal 2012. È laureato in fisica teorica e collabora con le testate La Repubblica, Wired, L’Espresso, D-La Repubblica.

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