Categorie: Vita

Pranzo servito per i Cebi

Un masso come incudine, un sasso per martello, un colpo secco e il cocco è aperto. Non hanno bisogno del macete i cebi (Cebus apella libidinosus) del Piauì, una regione del Brasile, per assicurarsi il cibo. Durante la stagione secca, infatti, quando l’unica risorsa di cibo sono le noci di cocco delle palme nane, dissetanti e nutrienti ma con un guscio molto duro, le piccole scimmie le spaccano utilizzando veri e propri strumenti. Capacità finora riconosciuta solo agli scimpanzé. La scoperta, pubblicata sul numero di dicembre della rivista “American Journal of Primatology”, è stata messa a punto dall’etologa Elisabetta Visalberghi dell’Istituto di scienze e tecnologie della cognizione del Cnr e dai suoi colleghi Dorothy Fragaszy dell’Università della Georgia, Eduardo Ottoni e Patricia Izar dell’Università di San Paolo. Il sistema utilizzato dai cebi è quello classico dell’incudine-sasso: le noci di cocco vengono posizionate su dei massi di arenaria e rotte con grandi sassi di quarzite. La complessità del procedimento però non è da sottovalutare, perché questi sassi sono dei veri macigni e a volte possono pesare anche un terzo del peso delle scimmie. Questa forza, precisione e abilità, assicurano i ricercatori, sono sintomo di capacità cognitive notevoli finora osservate negli scimpanzé e nei cebi in cattività. “I cebi in laboratorio usano bastoncini per estrarre cose e sassi per rompere noci, ma un comportamento simile non era mai stata notato nei cebi in natura”, spiega Elisabetta Visalberghi, “Si pensava, infatti, che vivendo in cima agli alberi non fossero spinti a scoprire l’uso di strumenti. Poi un anno e mezzo fa abbiamo visto su “Bbc Wild Life” il racconto di un fotografo che descriveva proprio dei cebi che utilizzavano degli strumenti, e così siamo partiti per il Brasile”. Dall’osservazione diretta, seppure breve, sono emersi importanti elementi: è la scarsità di cibo, dovuta alle stagioni secche, a spingere gli animali verso le poche risorse alimentari disponibili, cioè i cocchi. L’uso di strumenti, inoltre, non è affatto un fatto isolato, come è emerso dall’analisi del numero di colpi sulle incudini, ma una pratica diffusa che coinvolge tutti gli adulti della specie attraverso la vita di gruppo. Comportamenti simili, secondo uno studio pubblicato su “Science”, sono stati rilevati anche in gruppi di cebi che vivono sempre nella foresta brasiliana a centinaia di chilometri da quelli di Piauì: usano sassi per scavare, per estrarre tuberi, a volte per rompere semi. Ciò dimostra la grande capacità di questi animali di sfruttare al massimo l’ambiente per sopravvivere. “L’uso di strumenti è sempre stato visto come un comportamento che distingue la specie umana dalle altre. Fino a oggi sapevamo che ne erano capaci gli scimpanzè, dai quali ci separano solo sette milioni di anni di evoluzione”, continua Visalberghi. ” Questa scoperta invece mostra che collegare la capacità di usare degli strumenti a un determinato periodo dell’evoluzione umana è errato e limitativo e che anche i cebi, dai quali ci separano 40 milioni di anni di evoluzione, ne sono capaci”. Resta però ancora molto da capire per i ricercatori. Per esempio come i cebi imparino a usare gli strumenti, dove li vanno a cercare, a quale età imparano a usarli, se scelgono le noci più facili da aprire o quelle più nutrienti. Queste domande e molte altre troveranno risposta nel corso del progetto che vedrà impegnati sul campo i ricercatori a partire da gennaio 2005 e che sarà finanziato dalla Leakey Foundation e dal National Geographic. “Sarà un vero e proprio censimento della diffusione del fenomeno, per capire se anche altri gruppi distanti dal luogo che noi abbiamo visitato fanno come i cebi del Piauì, e soprattutto se si tratta di un comportamento di origine culturale o se viene scoperto indipendentemente da parte di diversi gruppi”, conclude Visalberghi.

Roberta Pizzolante

Giornalista pubblicista dal 2005, è laureata in Sociologia e ha un master in "Le scienze della vita nel giornalismo e nei rapporti politico-istituzionali" conseguito alla Sapienza. Fa parte della redazione di Galileo dal 2001, dove si occupa di ambiente, energia, diritti umani e questioni di rilevanza etica e sociale. Per Sapere, bimestrale di scienza, si occupa dell'editing e della ricerca iconografica. Nel corso negli anni ha svolto vari corsi di formazione e stage nell'ambito della comunicazione (Internazionale, Associated Press, ufficio stampa della Sapienza di Roma, Wwf Italia). Ha scritto per diverse testate tra cui L'espresso, Le Scienze, Mente&Cervello, Repubblica.it, La Macchina del Tempo, Ricerca e Futuro (Cnr), Campus Web, Liberazione, Il Mattino di Padova. Dal 2007 al 2009 ha curato l'agenda degli appuntamenti per il settimanale Vita non Profit.

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