“Get Me Off Your Fucking Mailing List”. Titolo, sommario, testo e immagini non ripetevano altro: solamente un lapidario “Toglietemi dalla vostra fottuta mailing list”. Uno scherzo? Più o meno, eppure l’articolo stava per essere pubblicato sull’International Journal of Advanced Computer Technology, dopo aver superato – almeno a detta della rivista – un rigoroso processo di referaggio anonimo. Può sembrare assurdo, ma non si tratta che di un esempio famoso, forse emblematico, di un fenomeno fin troppo diffuso. Un malcostume che sta minando alla radice la credibilità della scienza (l’ultimo esempio è una ricerca fasulla che ricalca una puntata di Star Trek, accettata e pubblicata senza colpo ferire). Parliamo delle cosiddette riviste predatorie, o predatory journal: giornali pay-for-use che pubblicano di tutto, promettendo di rispettare gli standard tradizionali dell’editoria scientifica e fornendo invece un servizio di pubblicazioni a pagamento privo di controlli e di valore.
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