Categorie: Salute

Primi passi verso un vaccino contro l’epatite C

Il primo passo è fatto, e presto quindi potrebbe vedere la luce il primo vaccino per l’epatite C. Uno studio dell’Università di Oxford (a cui hanno partecipato anche ricercatori della Federico II di Napoli), pubblicato sulle pagine di Science Translational Medicine, ha verificato infatti gli effetti del nuovo vaccino sviluppato dall’azienda biotech italiana Okairos, dimostrando che la terapia è priva di effetti collaterali gravi per gli esseri umani. Visti i risultati incoraggianti, il National Institutes of Health (Nih) americano ha autorizzato un vasto studio clinico di fase 2 che valuterà l’efficacia del vaccino su circa 350 persone, i cui risultati sono attesi per il 2016.

Il vaccino è stato realizzato dai ricercatori della Okairos utilizzando un adenovirus animale reso innocuo, a cui sono state aggiunte quattro proteine presenti sulla membrana del virus dell’epatite C. Una volta iniettato, dovrebbe quindi stimolare la risposta dei linfociti T, globuli bianchi che svolgono un ruolo vitale nel combattere le infezioni di patogeni, rendendo l’organismo immune alla malattia.

Nel trial dell’Università di Oxford due dosi del vaccino sono state iniettate in 15 volontari per verificare la sicurezza del trattamento, e la natura dei suoi possibili effetti collaterali. Stando ai risultati dello studio, alcuni dei partecipanti avrebbero sperimentato mal di testa, febbre e affaticamento, effetti di lieve entità, scomparsi in tutti i casi in un paio di giorni.

In tutti i soggetti a cui è stato inoculatto il vaccino è stata registrata inoltre una forte risposta immunitaria, ma bisognerà attendere i risultati dello studio dell’Nih per conoscere la reale efficacia del trattamento. I ricercatori sono però fiduciosi, perché, come sottolineano, una persona su quattro è già in grado di combattere naturalmente l’epatite C alla prima infezione, e questo suggerisce che il sistema immunitario umano abbia la potenzialità di sconfiggere il virus con l’aiuto del vaccino.

Se i risultati del trial americano saranno quelli sperati, il vaccino si rivelerà dunque una risorsa fondamentale nella lotta contro l’epatite C, una malattia che colpisce 180 milioni di persone in tutto il mondo, ed è la causa principale di cirrosi epatica, e tumori del fegato. Nonostante siano oggi disponibili delle nuovissime terapie in grado di curare la malattia, questi antivirali (del cui utilizzo si è discusso molto negli ultimi mesi anche nel nostro Paese) hanno un costo proibitivo, e non sempre risultano efficaci nei casi avanzati della malattia.

“Nonostante oggi siano disponibili dei nuovissimi antivirali orali… si tratta di medicine che non sono disponibili per molte persone, sono meno efficaci nei pazienti con malattia epatica avanzata, sono associati con il possibile sviluppo di resistenza da parte del virus, e non offrono alcuna protezione dalla reinfezione”, scrivono gli autori nello studio. “Per tutti questi motivi, lo sviluppo di un vaccino che prevenga l’infezione cronica rimare di altissima importanza clinica”.

Riferimenti: Science Translational Medicine DOI: 10.1126/scitranslmed.3009185

Credits immagine: via Pixabay

Simone Valesini

Giornalista scientifico a Galileo, Giornale di Scienza dal 2012. Laureato in Filosofia della Scienza, collabora con Wired, L'Espresso, Repubblica.it.

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  • Come è possibile avere il farmaco contro l'epatite C? E' in distribuzione presso il S.S.N.?

    Grazie.

  • Ma con "farmaco contro l'epatite C" intendi il vaccino, o un trattamento farmacologico dopo aver contratto il virus delll'epatite C?

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