Categorie: Salute

Prove di vita artificiale

“Abbiamo creato la prima cellula sintetica”. La notizia viene dagli Stati Uniti e a darla è ancora una volta il pioniere biologo Craig Venter. Dopo aver sintetizzato artificialmente tutto il genoma di Mycoplasma micoides (2007) e dimostrato di poter trasferire il Dna da M. micoides in M. capricolum (2009, vedi Galileo), ora il gruppo guidato dal ricercatore ha messo insieme le due tecniche, riuscendo così a trasferire un intero genoma sintetico in una cellula batterica. “La chiamiamo cellula sintetica perché contiene un genoma completamente sintetico”, ha sottolineato Venter nella conferenza stampa che si è tenuta ieri a Washington D.C. Lo studio è stato pubblicato su Science e, secondo i ricercatori, il metodo in esso descritto, oltre ad avere ampie utilizzazioni in campo biotecnologico, rappresenta una pietra miliare nella storia delle biologia e dell’ingegneria genetica.

I ricercatori del J.Craig Venter Institute hanno, per prima cosa, ricostruito al computer il genoma del Mycoplasma micoides. Questa informazione è stata poi passata in un sintetizzatore di Dna il quale ha prodotto piccoli frammenti di materiale genetico. Il passaggio successivo è stato trasferire i frammenti prima in un esemplare di M. capricolum e successivamente in un batterio della specie Escherichia coli. Questo procedimento è serbito a unire tra loro i diversi pezzi di Dna grazie agli enzimi deputati alla riparazione del doppio filamento presenti in questi organismi. Dopo diversi passaggi i ricercatori sono riusciti a ottenere la sequenza di basi (le lettere che costituiscono il Dna) cercata.

Per rendere riconoscibile il nuovo codice genetico Venter e colleghi hanno apportato alcune modifiche: da un lato hanno eliminato 14 geni così da rendere il batterio incapace di crescere al di fuori del laboratorio, dall’altro hanno aggiunto delle sequenze che non codificano per geni ma che contengono, una volta decodificate, i nomi delle persone che hanno partecipato al progetto e alcune frasi di personaggi celebri (per esempio: To live, to err, to fall, to triumph, to recreate life out of life di James Joyce).

Quella successiva è però stata la fase più importante: i ricercatori hanno inserito il genoma in un altro batterio. Questo organismo si è poi moltiplicato, generando una progenie portatrice del nuovo Dna e in grado di usare questo codice genetico. Per i ricercatori, le potenziali applicazioni della nuova tecnica sono estremamente vaste. “Adesso, grazie a questa metodologia, saremo in grado di generare nuovi organismi capaci di risolvere problemi energetici ed ecologici. Stiamo lavorando allo sviluppo di alghe in grado di produrre idrocarburi a partire dal biossido di carbonio a livelli impensabili per le alghe naturali. E’ solo un esempio, perché le reali possibilità sono quasi infinite”. Parola di Venter.

Riferimenti: Science DOI: 10.1126/science.1190719

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