Non si tratta di suggestione, ma di un vero effetto terapeutico. Così un gruppo di ricercatori milanesi del Cnr, dell’Università Biccoca e dell’Istituto San Raffaele ha dimostrato che l’agopuntura non si basa su un effetto placebo, ma su meccanismi celebrali. E ha validato, sul piano scientifico, l’efficacia de ‘la terapia con gli aghi’ nella cura di alcune patologie causate da dolori persistenti e cronici. I ricercatori, coordinati da Ferruccio Fazio, hanno utilizzato la Tomografia ad Emissione di Positroni (Pet), una tecnica che permette di rilevare gli stati funzionali del cervello e hanno scoperto che l’azione analgesica dell’agopuntura è dovuta a una complessa azione sui circuiti nervosi. Questi infatti verrebbero “ingannati” dagli aghi e indotti a reagire come se fossero in presenza di un dolore acuto, mettendo quindi in moto i meccanismi per sconfoggerlo. La ricerca, pubblicata sulla rivista Neuroimage, ha monitorato attraverso la Pet gli effetti della terapia utilizzata per curare i dolori cronici su un gruppo di volontari sani. Alternando l’applicazione dell’agopuntura vera con un’agopuntura placebo, che forniva ai pazienti una sensazione identica, gli studiosi hanno notato che in seguito all’applicazione della terapia vera si attivavano in modo significativo alcune aree celebrali. Le stesse aree che in altri studi condotti con la Pet si attivavano soltanto in presenza di un dolore acuto e cronico. (r.p.)
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