Ricerca d'Italia

Quando il prestito è online

(Credits: fardin/Flickr CC)

(Università Ca’ Foscari Venezia) – Una porzione sempre più ampia di credito al consumo passa attraverso piattaforme digitali estranee alle banche. Il fenomeno, noto come prestito peer-to-peer, sta colmando una lacuna del sistema bancario, restio a sostenere i consumi delle famiglie quando i rischi sono elevati. Dove non arrivano le banche, quindi, sta arrivando la tecnologia. Lo dimostra uno studio realizzato da tre economisti che hanno indagato questo mercato in Europa, analizzando le transazioni gestite dalla più importante piattaforma di prestito “p2p” tedesca e i prestiti effettuati dalle banche tedesche usando i dati della Bundesbank.

La ricerca è stata firmata da Loriana Pelizzon, professoressa al Dipartimento di Economia dell’Università Ca’ Foscari Venezia e alla Goethe University di Francoforte, con Calebe de Roure (Frankfurt School of Finance and Management) e Paolo Tasca (Bundesbank, UCL e Ecurex Research).

Lo studio, pubblicato su Social Science Research Network, cerca di rispondere al perché tanti consumatori si rivolgano ai canali informali dei prestiti online anziché alle banche, interesse dimostrato anche dal volume delle ricerche inerenti effettuate su Google. Questi consumatori sono individui e famiglie considerati ad alto rischio che hanno bisogno di piccole somme per periodi medio-lunghi: da 1 a 5 anni.

Il tasso di interesse che ottengono questi debitori online è elevato, ma comparabile con quello che avrebbero ottenuto dalle banche se aggiustato per la loro rischiosità. Gli istituti di credito non accontentano questo mercato, che quindi si rivolge al web dove trova un’offerta crescente di prestiti adatti al proprio bisogno.

«Il mercato dei presiti online in Germania ha una dimensione paragonabile a quella di una piccola banca – spiega l’economista Loriana Pelizzon – si tratta quindi di un fenomeno ancora di piccole dimensioni, ma in forte crescita anche in Italia».

Le opportunità offerte dalla tecnologia digitale, concludono gli autori della ricerca, sembrano essere alla base di questo successo crescente del P2P: la gestione digitale, snella e poco costosa, rende remunerativo per il creditore quello che per le banche rischierebbe di diventare troppo costoso.

Redazione Galileo

Gli interventi a cura della Redazione di Galileo.

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