Categorie: Società

Quante persone ci sono tra te e Zuckerberg?

“Come è piccolo il mondo”. Un detto popolare che nel mondo globalizzato è più vero che mai. Incredibile a dirsi, il numero medio di persone che ci lega a qualunque altro abitante del pianeta è di appena 4. Che significa? Che non importa dove viviamo, perché le connessioni delle rete sociali sono così imprevedibili che uniscono persone lontane anche migliaia e migliaia di chilometri. In altre parole, non è poi così improbabile che un italiano sia in qualche modo legato a un abitante della steppa siberiana tramite amici degli amici e così via. Da dove escono questi numeri? Dalla più grande rete sociale mai esistita: Facebook e i suoi 800 milioni di utenti. Ed è stato proprio analizzando le relazioni interne al social network che un gruppo di ricerca dell’Università Statale di Milano coordinato da Sebastiano Vigna ha scoperto che le persone sono più vicine di quanto immaginato.

Nel 1929, lo scrittore ungherese Frigyes Karinthy scrisse un racconto in cui, per la prima volta, faceva capolino l’idea dei sei gradi di separazione: prendete a caso due persone sulla Terra e scoprirete che sono separate in media da sei connessioni intermedie. L’idea fu in seguito verificata dal sociologo Stanley Milgram nel 1960. Il ricercatore reclutò 296 volontari a cui chiese di spedire una lettera a un’azionista che viveva nel Massachusetts. Ovviamente, nessuno di loro aveva l’indirizzo del destinatario, ma l’unico modo per cercare di far arrivare la lettera a destinazione era spedirla a un amico che supponevano conoscesse qualcuno che a sua volta, anche indirettamente, conoscesse l’azionista. Alla fine, l’esperimento dimostrò che, mediamente, solo sei persone ci separano gli uni dagli altri. Naturalmente lo studio di Milgram fotografava una realtà ristretta: una piccola fetta degli Stati Uniti.

Ecco perché gli scienziati adorano il Web e le moderne tecnologie di comunicazione: grazie alle reti sociali riescono ad analizzare un campione di persone infinitamente maggiore. Nel loro studio, reso disponibile prima della pubblicazione sul sito di ArXiv, i ricercatori milanesi hanno monitorato 721 milioni di utenti attivi su Facebook (oltre il 10% della popolazione mondiale, il campione più grande mai analizzato in uno studio del genere) e più di 69 miliardi di relazioni. Utilizzando una serie di algoritmi, è venuto fuori che Milgram aveva sovrastimato la distanza che ci separa dagli altri: nel 92% dei casi, le coppie sono separate in media da sole 4 persone. Se l’analisi viene limitata a una sola nazione, poi, il numero di connessioni intermedie diminuisce ulteriormente e passa mediamente a 3.

Lo studio mostra anche una tendenza delle reti sociali: man mano che le moderne tecnologie di comunicazione si diffondono, le reti diventano sempre più fitte. Nel 2008, infatti, a separare una qualsiasi coppia c’erano in media più di 4 persone.

“Mentre Facebook cresceva, rappresentando una frazione sempre più ampia della popolazione mondiale, la rete sociale diventava sempre più connessa”, spiegano i ricercatori. Un altro aspetto che emerge dalla ricerca è la duplice natura delle reti sociali, che sono globali ma al contempo locali. Se è vero che per arrivare a una persona serve un numero relativamente piccolo di connessioni, infatti, è altrettanto vero che la maggior parte di queste connessioni copre una distanza molto breve. In altre parole, i nostri amici vivono per lo più nel nostro paese. L’84% di tutte le connessioni, infatti, è tra utenti della stessa nazione.

Ma lo studio ci fa riflettere anche su un’altra questione: chi sono i nostri amici? Secondo Eric Horvitz, un ingegnere della Microsoft che ha condotto uno studio analogo nel 2008 analizzando i messaggi scambiati da un gruppo di 240 milioni di utenti di una chat, Internet ha stravolto la definizione di “amico”. “La mia stessa definizione di amico è cambiata”,  ha detto al New York Times. E in effetti, considerando amici solo coloro che effettivamente comunicano scambiandosi messaggi, Horvitz ha trovato che il numero medio di connessioni tra persone era di 6,6. Nonostante questo, però, tutti sono concordi nel riconoscere le grandi potenzialità comunicative della Rete. Secondo Matthew O. Jackson, un economista di Stanford che studia le reti sociali, “oggi le persone possono facilmente scambiarsi idee con la maggior parte della popolazione mondiale e ancora più facilmente con quella della propria nazione”. Un vantaggio per tutti, comprese le grandi aziende pubblicitarie che puntano sulla Rete per guadagnare sempre più clienti.

Via Wired.it

Credits immagine: Niall Kennedy/Creative commons/Flickr

Martina Saporiti

Laureata in biologia con una tesi sui primati, oggi scrive di scienza e cura uffici stampa. Ha lavorato come free lance per diverse testate - tra cui Le scienze, Il Messaggero, La Stampa - e si occupa di comunicazione collaborando con società ed enti pubblici come l’Accademia dei Lincei.

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