Categorie: Salute

Quanti infortunati sulla neve

Ogni anno in Italia circa 26 mila persone subiscono infortuni sulle piste da sci, un numero che si è mantenuto sostanzialmente stabile nelle ultime tre stagioni. Otto volte su 10 si tratta di sciatori e nei restanti casi di patiti dello snowboard. Questi alcuni dei dati raccolti da Simon, il sistema di Sorveglianza degli incidenti in montagna, coordinato dall’Istituto superiore di sanità, relativi alla passata stagione sciistica. Il monitoraggio, che ha preso in considerazione le maggiori stazioni dell’arco alpino e appenninico, si basa sul conteggio dei soccorsi su pista del Centro addestramento alpino della Polizia e sulle prestazioni ambulatoriali di pronto soccorso.

Le cadute accidentali sono i maggiori  responsabili degli incidenti (77 per cento), seguite dalle collisioni con una persona (11,3 per cento) e da altre cause (malori, scontro con un ostacolo fisso o in movimento e altro). Nell’ultima stagione invernale 2005-2006 il numero degli interventi sanitari effettuati è stato precisamente di 26.745, un valore molto vicino a quello del 2004-2005 e di poco superiore rispetto a quello del 2003/2004, che ammontava a 23.379. I soggetti infortunati sono soprattutto giovani con un’età media di 32 anni e in prevalenza uomini. Per quanto riguarda invece la distribuzione degli infortuni per età nei due sessi i dati (in termini relativi) sono molto simili: entro i 18 anni avviene circa il 25 per cento degli incidenti segnalati, entro i 30 anni il 50 per cento, entro i 45 anni accade circa l’80 per cento degli interventi.

Quasi sempre gli sfortunati sciatori sono di nazionalità italiana (72,9 per cento di media su tre anni). La restante quota è suddivisa tra Paesi dell’arco alpino (Francia, Svizzera, Germania, Austria e Slovenia con un 6,5 di infortuni) e altre nazioni (20 per cento). Rispetto a quest’ultimo gruppo, spiccano il Regno Unito con il 5,9 per cento degli infortuni e i Paesi dell’est europeo, nuova frontiera del turismo nel settore (la Polonia con il 3 per cento, la Repubblica Ceca con il 2,1 per cento e l’Ungheria con un 1 per cento). (a.d.)

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