Relitti in un bicchier d’acqua

Presto gli archeologi potranno studiare e recuperare relitti che giacciono sul fondo del mare usando apparecchiature elettroniche, avendo molto spazio a disposizione e soprattutto rimanendo all’asciutto. Tutto questo sfruttando l’antico e banale principio del bicchiere capovolto. La proposta è di Antonio Cangemi, un giovane ingegnere siciliano il cui intervento ha rappresentato un interessante fuori programma della Rassegna di Archeologia Subacquea, a Taormina lo scorso ottobre.

Com’è noto, ha ricordato Cangemi, se si capovolge un bicchiere e lo si immerge in una vasca, la parte più in alto del suo interno resterà asciutta, senza nemmeno una goccia d’acqua sulle pareti. Il sistema cassone ideato da Cangemi si basa sulla stessa idea: un contenitore rovesciato da calare sul relitto. Ma al fenomeno conosciuto sin dall’antichità si deve aggiungere un pizzico di tecnologia. All’interno del contenitore dovrebbe infatti essere pompata aria tramite compressori a bassa pressione per far abbassare il livello dell’acqua. Questo permetterebbe agli archeologi di avere abbastanza spazio per lavorare all’asciutto, in un ambiente del tutto simile a quello esterno (in particolare senza problemi di pressione). Avendo poi a disposizione la corrente elettrica, si potrebbero utilizzare apparecchiature elettroniche e fotografiche.

Questo sistema permetterebbe di recuperare i relitti con più precisione e con un notevole risparmio di tempo. Per esempio, la permanenza sul sito sottomarino potrebbe durare 5 o 6 ore di seguito, contro l’ora e mezza di uno scavo subacqueo tradizionale. Il sistema cassone, inoltre, elimina il problema del moto ondoso che, producendo spostamenti di fanghiglia o di frammenti di alghe, rende scarsa la visibilità sott’acqua e, a volte, addirittura impossibile una chiara divisione delle zone di scavo. Dunque un sistema che si presenta particolarmente adatto per i fondali a bassa profondità, situati in zone con forti correnti. Ma che, avvertono gli esperti, va sperimentato e adattato ai casi specifici. Solo così si potrà capire se l’intuizione dello studioso siciliano è davvero semplice e geniale come l’uovo di Colombo.

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