Il sistema elettronico di controllo della tracciabilità dei rifiuti speciali e pericolosi su tutto il territorio nazionale, e di quelli solidi urbani nell a sola regione Campania entrerà in vigore il 1 giugno 2011, così come annunciato l’8 marzo scorso da Stefania Prestigiacomo, Ministro dell’Ambiente, della tutela del Territorio e del Mare. Il famigerato Sistri era previsto già dall’art 1, comma 1116, della Finanziaria 2007, dove, in funzione della sicurezza nazionale e in rapporto all’esigenza di prevenzione e repressione dei gravi fenomeni di criminalità organizzata nell’ambito dello smaltimento illecito dei rifiuti, si affermava la necessità di istituire un sistema integrato per il controllo e la tracciabilità dei rifiuti. Il progetto è poi nato nel 2009, ma solo a metà 2011 diventerà pienamente operativo.
Il Sistri costituisce, infatti, un nuovo modello di comunicazione dei dati in materia di rifiuti. Si tratta, più nello specifico, di un dispositivo elettronico USB, una cosiddetta pennetta, con la quale i trasportatori potranno accedere al sistema ogni volta che partiranno con un carico per trasmettere i dati relativi a quanto trasportano, che rimarranno così memorizzati. Alle ditte viene anche consegnata una Black Box che dovrà essere installata su tutti i veicoli che trasportano rifiuti speciali, con la funzione di monitorare il percorso del carico dal produttore al centro di smaltimento. Infine, il sistema comprende apparecchiature di videosorveglianza, installate negli impianti di discarica, di incenerimento e di coincenerimento, allo scopo di controllare l’ingresso e l’uscita degli automezzi. L’insieme di tutti questi dati costituisce il sistema di controllo. Secondo quanto sostenuto dal ministro, il vecchio sistema cartaceo assicurava una contezza impropria dello smaltimento dei rifiuti, dal momento che i dati venivano resi noti due anni dopo il trattamento, ostacolando, così, qualsiasi tipo d’indagine. Eppure i costi che le imprese dovranno sostenere non sono da sottovalutare, tanto che si teme una diminuzione d’organico, e quindi la perdita di posti di lavoro.
A ogni modo, la trasparenza delle operazioni dovrebbe permettere di contrastare il traffico illegale dei rifiuti speciali e dei rifiuti pericolosi, nocivi per la salute umana e fortemente inquinanti: oltre a monitorare lo smaltimento dei rifiuti speciali e pericolosi, il SISTRI contribuirà, infatti, al controllo del trattamento dei rifiuti solidi urbani prodotti in Campania. A questo proposito, però, Claudio Rispoli, chimico ed esperto di gestione dei rifiuti, ha già espresso le proprie perplessità: “al di là delle valutazioni di merito sul disegno complessivo, resta il fatto che chi vuole continuare a smaltire illegalmente i rifiuti potrà continuare a farlo perché ovviamente non si iscriverà al Sistri”.
Dalla lettura delle disposizioni del Decreto ministeriale del 17 dicembre 2009 non emerge, invero, un sistema sanzionatorio ad hoc, il che acuirebbe i dubbi circa l’efficacia del sistema rispetto agli obiettivi che si propone di raggiungere. Le perplessità riguardano soprattutto la tracciabilità. Il sistema delle autorizzazioni con cui operano gli impianti di smaltimento o di recupero è fortemente disomogeneo sul territorio, a volte anche fra province adiacenti, il che creerebbe notevoli difficoltà non solo agli operatori, ma anche agli enti di controllo.