Rischi maggiori per i neonati stranieri

In Italia, i bambini nati da madri straniere soffrono in maggior misura di patologie neonatali e mortalità infantile. Lo dimostra uno studio pubblicato sul British Medical Journal e condotto da un gruppo di  ricerca coordinato da Mario De Curtis dell’Università Sapienza e direttore dell’Unità di Neonatologia, Patologia e Terapia Intensiva del Policlinico Umberto I di Roma. Il problema non è la carenza di assistenza per le madri straniere, bensì le difficili condizioni socio-economiche in cui vivono.

La popolazione straniera residente in Italia continua a crescere. Una quota rilevante di questo incremento, secondo l’Istat, non è dovuta a nuovi ingressi nel Paese ma all’aumento dei bambini nati da genitori stranieri. Nel 2008, le nascite nelle famiglie di immigrati hanno superato del 13,2 per cento quelle registrate nell’anno precedente. Ma, a dispetto dei numeri e dell’importanza che questa nuova generazione sta assumendo nel tessuto economico, sociale e culturale del nostro Paese, sono ancora molti i problemi che minano la qualità della vita degli immigrati in Italia.

Mario De Curtis e la sua equipe hanno analizzato i dati raccolti dal 2000 al 2009 su 16.821 bambini nati al Policlinico, il 22,5 per cento dei quali da genitori stranieri. Per prima cosa, i ricercatori hanno riscontrato tra i bambini immigrati una maggiore percentuale di nati prematuri (15,9% contro il 14%) e neonati con un peso inferiore ai mille grammi (1,6% contro l’1,2%). Procedendo nell’analisi, è emerso che, a parità di assistenza medica, i bambini stranieri soffrivano più degli altri di complicanze dopo la nascita: disturbi metabolici, traumi e malformazioni. Ciò portava a una maggiore mortalità infantile (0,7% contro lo 0,4%).

Secondo i ricercatori, i dati si spiegano chiamando in causa le condizioni economiche e sociali delle madri. A pregiudicare l’esito di una gravidanza sono problemi come un basso reddito, alimentazione insufficiente, carenze igienico-sanitarie, cure prenatali inadeguate, attività lavorativa pesante. “Un miglioramento della salute materno-infantile della popolazione immigrata – ha commentato De Curtis – si ottiene facilitando l’accesso ai servizi sanitari e alle cure prenatali delle donne straniere in gravidanza, attraverso una politica che non allontani gli immigrati irregolari dagli ospedali”. (m.s.)

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