Safiya è salva. La donna nigeriana accusata di adulterio non verrà lapidata, come impone la legge islamica in vigore nella regione di Sokoto (nord della Nigeria). Safiya Husseini, dopo la separazione dal primo marito da cui ebbe due figlie, è diventata madre per la terza volta contro la sua volontà. Stando, infatti, a quanto dice la donna, suo cugino, Yakubu Abubakar l’avrebbe stuprata la prima volta in un bosco e poi avrebbe avuto con lei rapporti sessuali in altri tre incontri, ottenuti con l’uso della magia e della stregoneria. L’uomo, che dopo una prima confessione, ritrattò la versione davanti al tribunale islamico, ottenne per Safiya la condanna capitale: morte per lapidazione, con l’unica concessione di poter prima svezzare la bambina nata dallo stupro. L’assoluzione, annunciata oggi dai mass media di tutto il mondo, è tuttavia frutto della mobilitazione internazionale, piuttosto che della volontà politica di revisionare le dure leggi coraniche. Un escamotage, in altre parole, del governo di Sokoto per uscire dall’imbarazzo politico di questi mesi. A conferma di ciò, proprio oggi un’altra donna, di cui si ignora finora il nome, è stata condannata alla medesima pena per aver commesso lo stesso reato. (d.d.v.)
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