Categorie: Società

Sanità multilingue

Insegnare ai detenuti a riconoscere le malattie infettive più frequenti e pericolose che si possono contrarre in carcere e spiegare come prevenirle ed evitare il contagio. Con questi obiettivi nasce l’opuscolo “Conoscere per prevenire”, un vademecum promosso dal Garante regionale dei diritti dei detenuti, Angiolo Marroni, presentato questa mattina nel carcere di Regina Coeli.

Il volume, edito in sei lingue (italiano, arabo, spagnolo, romeno, francese e inglese), sarà distribuito in tutte le 14 case circondariali del Lazio e anche nell’istituto penitenziario minorile di Casal del Marmo. Quattro i capitoli in cui è divisa la guida: il primo è dedicato all’accoglienza di chi varca per la prima volta la soglia di un carcere, mentre gli altri tre si occupano di Hiv, tubercolosi ed epatiti virali, cioè le patologie infettive più diffuse tra la popolazione carceraria. L’opuscolo è stato redatto in collaborazione con le Asl RmB e di Viterbo, l’Ordine degli psicologi del Lazio, la Sims.Pe (Società italiana di medicina e sanità penitenziaria) e l’ospedale San Gallicano di Roma.

“Il carcere in Italia sta assumendo sempre più un carattere multinazionale” afferma Marroni intervenendo alla presentazione della guida “e ciò pone un problema di convivenza tra culture profondamente diverse tra loro. Ecco perché abbiamo deciso di pubblicare questo volume in sei lingue, così da raggiungere il maggior numero possibile di detenuti e fornire un contributo affinché il carcere sia utile ai fini del reinserimento sociale”.

Il 44 per cento dei detenuti del Lazio è straniero: dei 4.908 reclusi, infatti, 2.157 sono di nazionalità
estera e, tra questi, 1.344 extracomunitari e 813 provenienti da Paesi dell’Unione Europea. Secondo un recente rapporto della Sims.pe, che ha esaminato un campione di 1.300 detenuti su scala
nazionale, oltre la metà è risultata affetta da varie patologie tra le quali le più segnalate, oltre all’Hiv, sono quelle virali croniche (17%), fra cui l’epatite C. Ma oltre alle malattie infettive, tra la popolazione carceraria sono molto frequenti anche disturbi psicologici gravi, come sottolinea Marroni: “Dopo l’indulto, le carceri italiane hanno ripreso ad affollarsi ancora di più e i problemi sono aumentati. Tra questi c’è il disagio psichico di cui non si parla molto e che spesso non viene valutato adeguatamente”.

“Con la firma il 28 febbraio scorso del protocollo d’intesa con le Asl di competenza”, afferma il direttore Mauro Mariani, “Regina Coeli ha già portato all’attenzione il problema della prevenzione in carcere e l’importanza fondamentale dell’informazione. E la questione è stata posta in maniera prioritaria anche al nuovo indirizzo della presidenza del Consiglio dei ministri che sta per essere approvato, e con cui sarà sancito il passaggio della sanità penitenziaria dallo Stato alle Regioni”. (DIRES-DIRE)

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