All’Università di Aarhus, in Danimarca, si creano scatole davvero particolari, costruite intrecciando filamenti di Dna. Si tratta di veri e propri origami, ottenuti tagliando e piegando la molecola della vita. Questi minuscoli contenitori – circa 30 nanometri per lato (un nanometro è un miliardesimo di metro) – potrebbero, in futuro, essere utilizzati per veicolare farmaci in punti specifici del nostro organismo.
Lo studio, pubblicato su Nature, si è basato su una tecnica già nota dal 2006, detta appunto “degli Origami di Dna”. Da tempo gli scienziati cercavano di produrre strutture a tre dimensioni con questo sistema. Infatti, attraverso l’unione di più molecole, gli studiosi sono stati in grado, finora, di creare microscopiche e complesse strutture – dando forma a “Smile” o, addirittura, a una minuscola carta delle Americhe -, ma sempre bidimensionali.
Grazie a simulazioni al computer, Jørgen Kjems e colleghi sono ora riusciti a individuate circa 250 sequenze di geni che, combinate tra loro, possono dare forma alle sei facce di una scatola. Una volta uniti, questi pezzetti di Dna possono sintetizzare miliardi di “nanoscatole” nel giro di un paio d’ore.
Queste strutture non possono contenere niente che sia più grande di un ribosoma (organulo che sintetizza proteine all’interno delle cellule), e i ricercatori puntano a usarle come veicoli per sostanze farmacologiche. A questo scopo, Kjems e colleghi stanno tentando di creare anche i “lucchetti”, ponendo su una faccia della scatola alcuni geni che reagiscono solo in presenza di una particolare sequenza di Dna. Ovviamente si tratta di scenari che non vedremo realizzati nell’imminente futuro: l’uso degli origami come vettori potrà essere sperimentato solo dopo aver studiato in che modo questi interagiscono con gli organismi e per quanto tempo resistono senza degradarsi. (f.v.)
Riferimento: doi:10.1038/news.2009.449
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