Scienza per l’Arte o Arte per la Scienza?

Le discipline artistiche e scientifiche, dopo essersi allontanate l’una dall’altra in una specializzazione sempre più verticale, tornano a convergere. Questi i temi di “Flussi di Confine – Arte e scienza nelle esperienze e negli orientamenti dei Centri di ricerca e produzione”, Seminario di studi organizzato e coordinato da Michele Fabbri, docente di comunicazioni multimediali all’Accademia di Belle Arti di Macerata. Al seminario, che si è svolto lo scorso 7 novembre a Ferrara, hanno partecipato i rappresentanti di numerosi centri di ricerca. Sono emerse profonde esigenze d’interrelazione tra gli universi di arte e scienza.Come ha fatto notare Maria Grazia Mattei (MGM Digital Communication, Milano), la riunificazione tra scienza e risorse umanistiche iniziò quando, negli anni ‘60, nacquero i primi elaboratori grafici, ed il calcolatore si trasformò gradatamente da macchina di calcolo a mezzo per la visualizzazione del calcolo stesso.

L’arte e l’estetica entrarono allora nei laboratori di progettazione scientifica, in maniera inizialmente solo funzionale, in quanto il prodotto tecnologico era ancora lo scopo ultimo ed unico della ricerca. Alla figura dello scienziato si affiancò quella dell’artista: è in questa fase che il computer comincia a diventare il mezzo universale di comunicazione che conosciamo oggi.

A partire dagli anni ‘70 si passa “dalla tecnologia avanzata ad un uso avanzato della tecnologia”, continua la Mattei: i nuovi modelli di ricerca e sviluppo richiedono un continuo scambio tra la comprensione del mondo fenomenologico e la comprensione del sé, cioè tra una scienza che computi e formalizzi, ed un’altra scienza (l’arte) che esplori l’individuo e la sua espressività. Se oggi la scienza ha bisogno dell’arte e l’arte della scienza, non è sufficiente un’interazione tra due competenze separate, ma si rende necessaria una fusione: l’artista-scienziato saprà usare le tecnologie migliori per realizzare il suo progetto creativo, e lo scienziato-artista saprà applicare i criteri della comunicazione e dell’estetica al suo progetto e prodotto tecnologico.

In questo senso va il lavoro del Laboratorio di Informatica Musicale del DIST (Dipartimento di Informatica, Sistemistica e Telematica, Università degli Studi di Genova), diretto da Antonio Camurri. Il progetto EyesWeb, ad esempio, ‘vede’ i movimenti di una persona all’interno del campo di una telecamera e li trasforma in segnali visivi e/o sonori: qui la tecnologia nasce già come espressione artistica. EyesWeb è un progetto di grande effetto scenico: in un quadro de “L’Ala dei Sensi – Stati di Mutazione Progressiva”, due ballerini che danzavano davanti all’occhio della telecamera generavano un teatro delle ombre cinesi al contrario, con silhouette luminose in movimento contro uno sfondo buio. Lo spettacolo, o per meglio dire l’evento scenico intermediale (idea e regia di Ezio Cuoghi, testi di Giorgio Celli, musiche originali di Andrea Centazzo) ha rappresentato una realizzazione coerente con lo spirito di “Flussi di Confine”.

L’attuazione di progetti tecnologici immediatamente finalizzati all’arte implica anche una scelta produttiva volta alla creazione di una serie di nuove figure professionali. Infatti, nello scenario prefigurato da una moderna concezione del rapporto tra arte e scienza, è molto importante la concatenazione ricerca-produzione-formazione, come ha sottolineato Franco Torriani, presidente del “pépinières européenes pour jeunes artistes”, una struttura che permette ai giovani creativi di costruire un progetto artistico che associ il campo della ricerca a quello delle realtà professionali e sociali. Nella stessa direzione vanno anche gli sforzi recenti della Fondazione Sigma Tau, che afferma l’interesse per la cultura vista non solo come investimento d’immagine, ma come patrimonio prezioso per lo sviluppo aziendale.

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here