Scienziati in erba

    Forse non sono un campione rappresentativo della loro generazione, forse sono eccezioni che confermano la regola. Ma a guardar loro, i 126 ragazzi provenienti da 35 nazioni differenti che hanno partecipato a Stoccolma alla finalissima del 18° European Union Contest for Young Scientists (23-28 settembre), il generalizzato calo delle iscrizioni alle facoltà scientifiche, le difficoltà lamentate dalla scuola di avvicinare i giovani alle materie più dure, il continuo bisogno di ricordare alle nuove leve quanto tecnologia e ricerca siano i motori dello sviluppo di un paese, appaiono inspiegabili. Hanno tutti tra i 15 e i 20 anni i partecipanti al concorso europeo che ogni anno premia le menti più brillanti e le idee più originali dei progetti in lizza in disparate discipline: biologia, chimica, computer science, matematica, ambiente, ingegneria, medicina, fisica e alle scienze sociali. In comune, una carica di entusiasmo e vivacità, e una spontanea voglia di conoscere, scoprire, inventare. Ovvero, fare scienza.

    La competizione c’è, ed anche ad alto livello. E come in ogni concorso che si rispetti tutti attendono con un misto d’ansia e adrenalina il gran finale, ma lo spirito che prevale è in linea con gli obiettivi di una manifestazione che punta ad attrarre più giovani nelle carriere scientifiche: si respira quel carattere interculturale, collaborativo e creativo che dovrebbe sempre inspirare la ricerca di base e applicata, e possibilmente continuare ad animare coloro che, in mezzo ai giovani talenti selezionati, decideranno da grandi di fare davvero gli scienziati. Numerosi i premi assegnati dalla giuria esaminatrice, che ha valutato i migliori fra i 79 progetti in concorso: in totale, 24 ragazzi sono ripartiti dalla capitale svedese con un premio in mano. I primi classificati, a cui è andato un riconoscimento pari a 5.000 euro, sono un progetto austriaco, uno tedesco e uno polacco. Vincono poi lavori dalla Bulgaria, Repubblica Ceca, Ungheria, Norvegia, Spagna.

    E anche l’Italia si prende la sua piccola soddisfazione, con il premio speciale assegnato dall’Umeå Plant Science Centre di Stoccolma a un trio di diciannovenni dell’Istituto Malignani di Udine, Francesca Cristofoli, Anna Chiara Pirona e Alberto Maniago, che hanno costruito un prototipo di impianto di depurazione dell’acqua capace di prevenire le infezioni del batterio della legionella. Nulla di fatto, invece, per l’altro progetto di tre milanesi, classe ’88, che hanno sviluppato un software innovativo per il controllo del traffico attraverso una videocamera digitale. Il buon risultato non è certo sufficiente a compensare la recente figuraccia rimediata dagli alunni italiani nei test Pisa-Ocse (Programme for International Student Assessment, programma per la valutazione internazionale degli studenti), piazzati agli ultimi posti nella classifica europea, ma è sicuramente motivo di grande soddisfazione per i tre concorrenti.

    L’impianto anti-legionella, trasportato a Stoccolma in un viaggio interminabile in automobile, è stato brevettato perché potrebbe avere le carte per sbarcare sul mercato e funzionare in ospedali, impianti sportivi, alberghi, appartamenti. Nell’ottanta per cento dei casi, l’infezione, che si prende per via inalatoria, per esempio a causa dei vapori delle docce, se non curata tempestivamente è letale in pochi giorni. I tre ragazzi, dopo alcuni test positivi rilevati nella regione Friuli, hanno quindi di dedicare un anno di tempo ed energie per costruire una macchina innovativa per risolvere il problema della contaminazione dell’acqua. E ci sono riusciti: “Abbiamo combinato quattro metodi, sia fisici che chimici”, raccontano. “Tubazioni in rame, per le loro proprietà batteriostatiche, un boiler che mantiene la temperatura dell’acqua a 70 °C, assicurando la completa eradicazione del batterio che a questa temperatura muore, l’utilizzo di una lampada a raggi Uv che ha un effetto denaturante sull’Rna del patogeno e infine una soluzione di perossido di idrogeno con ioni argento”.

    L’esperienza unica, l’emozione di salire sul palco dei vincitori, ripaga tutti i sacrifici fatti: “Quando inizi a fare qualcosa e a ottenere risultati, è molto gratificante. Ed è motivo di incentivo per gli altri studenti della scuola, che ci guardano come dei leader, gente che realizza progetti, va i concorsi internazionali, ottiene premi. E così anche gli altri sono più invogliati a studiare e a provarci”. Che poi, è esattamente lo scopo per cui la Comunità Europea investa in questo genere di iniziative.

     

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