Se il computer legge i Captcha

A volte incomprensibili, per alcuni rassicuranti e per altri maledetti, tanto sono difficili da decifrare. Stiamo parlando del test Captcha, ovvero il sistema che nei form online chiede di distinguere lettere e numeri distorti per assicurare che l’utente sia un essere umano e non uno spambot. Si tratta di un test che fa affidamento sulle peculiari caratteristiche di percezione visiva umana. Ma in fondo non così inimitabili comunque dalle macchine. Un team di ricercatori della Vicarious, startup impegnata nel campo dell’intelligenza artificiale, ha infatti messo a punto un sistema (una macchina) in grado di risolvere i Captcha dei principali servizi web (come Yahoo!, Paypal e Google) nel 90% dei casi, mimando il funzionamento del sistema visivo umano.

Come racconta Mashable, l’approccio usato dai ricercatori per aggirare il Captcha (acronimo di Completely Automated Public Turing test to tell Computers and Humans Apart) è stato diverso da quelli usati negli ultimi anni (numerosi infatti sono i servizi per bypassare i Captcha, alcuni qui e qui). Invece di puntare sulle debolezze del test, gli scienziati di Vicarious si sono focalizzati sui punti di forza del sistema, ovvero sulle caratteristiche che lo rendono così difficile da interpretare per le macchine, cerando di mitigarle. Partendo da questo i ricercatori hanno quindi cercato di modificare il modo con cui i computer interpretano gli input visivi.

“Abbiamo allenato il sistema mostrando delle immagini di lettere”, ha detto Dileep George, co-fondatore Vicarious, “questo ha bisogno solo di alcuni esempi di lettere per imparare. Tentativi precedenti invece avrebbero richiesto circa 10mila esempi di una lettera per comprendere variazioni anche minori”. L’approccio della Vicarious è stato quindi quello di insegnare a un computer a vedere, e quindi riconoscere gli oggetti come un umano (già tentato in passato per aggirare i Captcha ma non con le stesse percentuali di successo), senza bisogno di processare un’enorme quantità di dati.

L’intento della start up però non è tanto quello di dimostrare come aggirare i Captcha, e rendere così la vita più facile agli spambots, ma quello di insegnare alle macchine a pensare come degli umani. Con quale scopo? Per esempio, un sistema per imparare a estrarre numeri e scritte dalle immagini potrebbe far gola a servizi come quello di Google Street View, ma interpretare dei reperti visivi in modo automatico aiuterebbe anche la diagnostica medica, riferisce Technology Review. “Qualsiasi cosa le persone facciano con i loro occhi in questo momento è qualcosa che ci proponiamo di di automatizzare”, ha infine commentato D. Scott Phoenix, altro co-fondatore di Vicarious.

Via: Wired.it

Credits immagine: JillWillRun/Flickr

Anna Lisa Bonfranceschi

Giornalista scientifica, a Galileo Giornale di Scienza dal 2010. È laureata in Biologia Molecolare e Cellulare e oggi collabora principalmente con Wired e La Repubblica.

Articoli recenti

Il talco può aumentare il rischio di tumore?

Il colosso farmaceutico Johnson & Johnson pagherà 6,5 miliardi di dollari per chiudere le cause…

2 giorni fa

Mesotelioma, 9 casi su 10 sono dovuti all’amianto

Si tratta di una patologia rara e difficile da trattare. Colpisce prevalentemente gli uomini e…

5 giorni fa

Uno dei più misteriosi manoscritti medioevali potrebbe essere stato finalmente decifrato

Secondo gli autori di un recente studio potrebbe contenere informazioni sul sesso e sul concepimento,…

1 settimana fa

Ripresa la comunicazione con la sonda Voyager 1

Dopo il segnale incomprensibile, gli scienziati hanno riparato il danno a uno dei computer di…

1 settimana fa

Atrofia muscolare spinale, ampliati i criteri di rimborsabilità della terapia genica

L’Aifa ha approvato l’estensione della rimborsabilità del trattamento, che era già stato approvato per l'atrofia…

1 settimana fa

Così i tardigradi combattono gli effetti delle radiazioni

Resistono alle radiazioni potenziando la loro capacità di riparare i danni al dna. Piccolo aggiornamento…

2 settimane fa

Questo sito o gli strumenti di terze parti in esso integrati trattano dati personali (es. dati di navigazione o indirizzi IP) e fanno uso di cookie o altri identificatori necessari per il funzionamento e per il raggiungimento delle finalità descritte nella cookie policy.

Leggi di più