Secondo round per la p53

Il gene protettore delle cellule chiamato p53, messo fuori uso dalla comparsa del cancro, può essere riattivato e usato contro la malattia. La scoperta, pubblicata questa settimana su Nature si basa su esperimenti condotti sui topi. Le ricerche sono state seguite dal Centro per la ricerca sul cancro del Massachusetts Institute of Technology (Mit) e dal laboratorio di Cold Spring Harbor.

La p53, o proteina tumorale 53, è un fattore di trascrizione che regola il ciclo cellulare e ha la funzione di soppressore tumorale: il suo corretto funzionamento garantisce la stabilità del Dna e previene mutazioni che possono dare origine al tumore. Nelle cellule normali la p53 è solitamente inattiva. In caso di agenti cancerogeni come i raggi ultravioletti, oncogeni e farmaci, che possono danneggiare il Dna, p53 si attiva e induce la cellula all’apoptosi (la morte programmata). I tumori agiscono bloccando la proteina, ed è per questo che le cellule cancerose possono moltiplicarsi senza limiti.

I due gruppi di ricerca hanno ora dimostrato su topi geneticamente modificati che anche una breve riattivazione della p53 può far regredire molti tipi di cancro. Il meccanismo di regressione sembra specifico per tumore: nei linfomi le cellule sono indotte al suicidio, mentre nei sarcomi sono spinte alla senescenza. Inoltre, nel caso del tumore del fegato, riattivando il gene che codifica per che p53 si osserva una risposta immunitaria innata, che aiuta a eliminare le cellule malate. La speranza per il futuro è disegnare farmaci che riattivino la p53 per ridurre la massa tumorale. Ma bisognerà attendere i test sull’essere umano, dove il gene è stato già rintracciato sul cromosoma 17. (a.n.)

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