Che essere troppo pigri faccia male alla nostra salute, si sa. Ma uno studio pubblicato sulle pagine di Annals of Internal medicine dai ricercatori della Columbia University va ancora più a fondo: spezzare i periodi di sedentarietà con piccole pause di attività ogni 30 minuti potrebbe letteralmente allungare la vita. In altre parole, i risultati della ricerca dimostrano che non solo la quantità di tempo che passiamo seduti, ma anche il modo in cui accumuliamo queste ore di inattività durante la giornata possono influenzare il rischio di morire precocemente.
Lo studio, coordinato da Keith Diaz, ha coinvolto 7.985 adulti sopra 45 anni per riuscire a esaminare l’associazione tra sedentarietà e mortalità precoce, indipendentemente dalla causa di morte. Ai partecipanti è stato applicato sul fianco un accelerometro, per controllare le effettive ore quotidiane di sedentarietà. In media, durante un periodo di veglia di 16 ore, la maggior parte dei partecipanti passava circa 12 ore sulla sedia.
Dopo 4 anni dall’inizio dell’esperimento, i ricercatori hanno osservato che tra tutti i partecipanti ben 340 risultavano deceduti. Dall’analisi è emerso che le probabilità di morire erano più alte per coloro che rimanevano seduti più a lungo. Ma non solo: a parità di ore di inattività, chi faceva pause più frequenti, alzandosi e sgranchendosi le gambe ogni 30 minuti, ha dimostrato una mortalità minore rispetto a chi accumulava lunghi periodi di sedentarietà consecutivi.
Secondo gli autori, quindi, i risultati suggeriscono che fare una pausa ogni mezz’ora potrebbe contribuire a mitigare gli effetti negativi della sedentarietà, precisando comunque come esista un’associazione tra la sedentarietà e mortalità precoce, e come le linee guida sull’attività fisica dovrebbe includere anche il fatto che, oltre a ridurre la sedentarietà in generale, bisognerebbe interrompere questi periodi di inattività più frequentemente per diminuire il rischio di morte.
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