Categorie: Società

Simili, ma solo in apparenza

Cosa hanno in comune il personaggio di Rain Man e gli uccelli della specie nocciolaia di Clark? Entrambi hanno speciali abilità: il primo riusciva a contare in un attimo centinaia di fiammiferi sparsi per terra, i secondi nascondono il cibo in centinaia di siti diversi per poi ritrovarlo nella cattiva stagione. Ma i processi cerebrali messi in atto in queste azioni non sono simili. È quanto sostiene Giorgio Vallortigara, neuroscienziato e psicologo comparato, direttore del Laboratory of Animal Cognition and Neuroscience del Centro Interdipartimentale Mente/cervello dell’Università di Trento.

Lo studio, pubblicato su Plos Biology, ha indagato la somiglianza tra le capacità cognitive di alcuni animali con quelle degli autistici savant, cioè autistici che presentano abilità geniali in qualche settore, come il calcolo, la musica o il calendario. I risultati ottenuti smentiscono la teoria rilanciata di recente da Temple Grandin, autistica e docente di zoologia della Colorado University. Secondo la Grandin, gli animali, privi di linguaggio verbale, penserebbero in modo diverso dagli essere umani, basandosi sui dettagli e facendo affidamento unicamente sui dati sensoriali la cui analisi non arriverebbe alla fase concettuale, proprio come avviene per gli autistici.

Ma secondo Vallortigara e colleghi, esseri umani e animali ragionano in modo funzionalmente e strutturalmente identico: l’emisfero sinistro (chiamato l’interprete) crea un sistema di credenze in cui inserire ogni nuova informazione e l’emisfero destro (detto l’avvocato del diavolo) si concentra sui dettagli ed è sempre alla ricerca di novità e cambiamenti rispetto al passato. Ma allora come spiegare le speciali capacità di alcuni animali? Secondo lo studio, sarebbero il frutto di una specializzazione adattativa. Nulla a che fare, dunque, con i processi alla base delle abilità geniali degli autistici. Tanto più che negli animali il possesso di una particolare capacità, come quella mnemonica della nocciolaia di Clark, non va a discapito di altre capacità come avviene invece per gli autistici savant, nei quali si accompagna sempre a gravi deficit e disfunzioni cerebrali in tutti gli altri settori. (r.p.)

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