Categorie: SocietàVita

Solidarietà 2.0, donare gli organi con Facebook

Nel decennio 2.0, anche la solidarietà si fa social. È bastato infatti che Facebook permettesse di segnalare lo status di “donatore di organi” tra le informazioni del proprio account, per incrementare di 21 volte il numero di nuovi donatori che si sono registrati in un giorno negli Stati Uniti. A dimostrare l’efficacia dell’iniziativa è uno studio della John Hopkins University, pubblicato sulle pagine dell’American Journal of Transplantation. Secondo i ricercatori, i social media potrebbero dunque rappresentare una risposta fondamentale alla cronica mancanza di organi per i trapianti che affligge gli Stati Uniti. 

Negli ultimi 20 anni infatti il numero di donatori di organi negli Usa è rimasto relativamente stabile, mentre quello delle persone in lista d’attesa per un trapianto si è praticamente decuplicato. Per dare un’idea dell’entità del fenomeno, parliamo circa di 118.000 pazienti in attesa di un trapianto di reni, fegato o altri organi, parecchie migliaia dei quali moriranno prima che venga trovato un donatore adeguato. Molti di loro però potrebbero sopravvivere, se si diffondesse maggiormente la cultura della solidarietà: si stima infatti che nel paese siano circa 5-10.000 le persone che muoiono ogni anno senza aver lasciato la propria autorizzazione alla donazione, e i cui organi sarebbero risultati invece adatti all’espianto. 

Il progetto “donatori di organi” di Facebook nasce nel 2011 dall’incontro tra Andrew M. Cameron, chirurgo esperto di trapianti della John Hopkins, e Sheryl Sandberg, attuale chief operating officer di Facebook, avvenuto durante una riunione di ex alunni della Harvard University. Discutendo delle difficoltà che incontrano le campagne di sensibilizzazione per la donazione di organi, i due ebbero l’idea di utilizzare il social media per diffondere il messaggio. 

L’esperimento venne lanciato infine nel maggio del 2012, e prevedeva la possibilità per gli utenti di includere lo status di “donatore di organi” tra le informazioni condivise con gli altri, e la possibilità di segnalare la propria scelta alla motorizzazione direttamente dal social network. “La risposta fu da subito incredibile – racconta Cameron – non si era mai visto nulla del genere in nessuna campagna di sensibilizzazione precedente”.

Analizzando i dati provenienti da Facebook e dal sito della motorizzazione americana, i ricercatori hanno infatti calcolato che solamente nel primo giorno della campagna, 57.451 utenti hanno aggiornato le proprie informazioni personali aggiungendo lo status di donatori. A livello nazionale, sono state 13.012 le nuove registrazioni alla lista dei donatori, un numero 21,2 volte superiore alle 616 che si registrano in media al giorno.

L’incremento si è dimostrato inoltre abbastanza duraturo, con un numero di nuove registrazioni rimasto due volte più alto rispetto alla media per ben 12 giorni. “Normalmente l’effetto di una campagna di sensibilizzazione on-line si misura in ore”, spiega Cameron. “Si è trattato dunque di una campagna dall’effetto potente ed estremamente duraturo. Ora dobbiamo trovare un modo per mantenere viva la conversazione con gli utenti”.

L’obbiettivo di Cameron è quello di trovare un modo per rilanciare la campagna per la donazione, e renderla nuovamente virale. La dirigenza di Facebook si è dimostrata disponibile, e si sta valutando la possibilità di rilanciare l’iniziativa anche sui sistemi per smartphone, e di offrire incentivi, ad esempio coupon, per le persone che scelgono di diventare donatori.

Riferimenti:  America Journal of Transplantation DOI: 10.1111/ajt.12312

Credits immagine: Facebook 

 

Simone Valesini

Giornalista scientifico a Galileo, Giornale di Scienza dal 2012. Laureato in Filosofia della Scienza, collabora con Wired, L'Espresso, Repubblica.it.

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