I problemi di tipo etico e religioso sull’utilizzo per la ricerca medica delle cellule staminali prelevate dall’embrione potrebbero non sussistere più. In due articoli pubblicati su Nature,infatti, alcuni ricercatori statunitensi annunciano di avere sperimentato sui topi con esito positivo due tecniche per derivare staminali embrionali senza intaccare l’embrione. Il primo metodo, sviluppato presso il Massachusetts Institute of Technology (Mit) consiste in una variante della clonazione terapeutica (nella quale si trasferisce il nucleo di una cellula dell’organismo in una cellula uovo denucleata). L’embrione, prodotto senza fecondazione, viene modificato geneticamente disattivando un gene, chiamato Cdx2, indispensabile per la formazione della placenta. Pertanto l’impianto nell’utero non porterebbe a un nuovo organismo vivente. Da questo ovulo, che ha lo stesso codice genetico del donatore, possono essere prelevate cellule staminali. La seconda tecnica, messa a punto dell’Advanced Cell Technology di Worcester (Usa) è simile a quella utilizzata all’estero per effettuare la diagnosi genetica preimpianto (proibita in Italia dalla legge 40). I ricercatori hanno prelevato una cellula staminale da un embrione di topo allo stadio di blastomero, quando cioè è formato da otto cellule, e sono riusciti a farla moltiplicare più e più volte. Lo sviluppo embrionale non ha subito complicazioni, dando vita a topi apparentemente in salute. Il prossimo passo sarà sperimentare i metodi salva-embrione per ottenere cellule totipotenti umane. (gi.c.)
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