Stereotipi di genere, gli uomini li seguono di più delle donne

Professione e stereotipi di genere: gli uomini hanno pregiudizi automatici più marcati rispetto alle donne. Misurando i potenziali bioelettrici cerebrali che derivano dall’attività mentale dei partecipanti, la risposta negli individui di sesso maschile è più ampia e marcata in presenza di affermazioni che contrastano diffusi stereotipi di genere, legati al lavoro e alle attività domestiche. A dimostrarlo è una sperimentazione portata avanti nei laboratori dell’Università di Milano-Bicocca che suggerisce quindi una differenza di genere nella stereotipizzazione relativa all’occupazione.

Lo studio, condotto dai ricercatori del Dipartimento di Psicologia è stato pubblicato sulla rivista scientifica Brain and Language. Lo scopo della ricerca consiste nell’indagare le basi neurali della rappresentazione degli stereotipi e in particolare la presenza di pregiudizi di genere. Questi luoghi comuni di tipo occupazionale legati la professione degli uomini e delle donne non si formano in modo volontario e non riguardano la nostra concezione morale della società, ma sono rappresentazioni mentali in una certa misura inconsce ed inconsapevoli che si legano alle nostre aspettative e che trovano la loro origine nella nostra esperienza di vita e nell’esposizione ai media. Secondo i ricercatori, le donne li recepiscono diversamente alcuni questi pregiudizi perché li vivono soggettivamente, sulla propria pelle, mentre gli uomini li osservano prevalentemente nell’ambiente esterno.

Come hanno fatto i ricercatori a raggiungere queste conclusioni? Il team ha coinvolto 38 partecipanti, 19 maschi e 19 femmine, presso il Bicocca ERP Lab, registrando i potenziali evento-correlati (Event-related potential) mediante elettroencefalografia, con una cuffia tecnologica dotata di 128 elettrodi. A tutti i volontari sono state presentate centinaia di frasi in italiano, tra le quali alcune costruite ad arte per creare determinate aspettative e poi confermare o violare pregiudizi di genere come l’associazione in campo professionale di forza fisica e potere agli uomini, e di empatia, delicatezza e cura del prossimo alle donne. Alcuni esempi di frasi non congruenti con questi pregiudizi, con personaggi maschili, erano: “Preparò il sugo e si fece la barba”; “Lasciò il pattinaggio artistico quando divenne padre”; “Stese i panni e raggiunse la moglie”. In modo speculare, con personaggi femminili: “Il notaio sta allattando”; “Cadendo dal tetto, l’antennista si è quasi ammazzata”; “L’ingegnere ha macchiato la sua gonna”.

Statisticamente è stato individuato un picco nel potenziale elettrico N400: quando la frase terminava in modo da rivelarsi incongruente con lo stereotipo di genere si attivavano varie regioni cerebrali, alcune delle quali coinvolte anche nella rilevazione delle violazioni semantiche e sintattiche, quasi come se si trattasse di un errore grammaticale. Le differenze maggiori, rispetto alle reazioni riscontrate di fronte a frasi neutre o congruenti con gli stereotipi, sono state osservate nei partecipanti maschi: la risposta automatica a N400 era infatti particolarmente precoce, dai 250 ai 400 millisecondi.

A livello anatomico, le regioni cerebrali maggiormente interessate da queste risposte bioelettriche sono la corteccia prefrontale mediale, coinvolta anche nella rappresentazione del pregiudizio etnico, la corteccia temporale mediale destra, che gestisce vari tipi di informazioni sulle persone (aspetto, voce, che cosa fanno tipicamente), e la giunzione temporoparietale, che è legata all’attribuzione di una mente agli esseri animati.

“Un ruolo rilevante nella formazione degli sterotipi è giocato dai media tradizionali – commenta Alice Mado Proverbio, docente di Neuroscienze all’Università di Milano-Bicocca – e per i più giovani soprattutto da contenuti del Web come i video on-line. La continua esposizione a contenuti gender-biased, in cui la donna appare più frequentemente associata al ruolo di vittima o di puro oggetto estetico, piuttosto che ad esempio di manager, scienziata, persona dotata di forza, capacità e coraggio, contribuisce fortemente a creare una rappresentazione alterata, soprattutto nella mente maschile che ha meno elementi soggettivi e autobiografici per essere in disaccordo con lo stereotipo”.

I ricercatori sottolineano che il test si è svolto condizioni di isolamento da luci, rumori e altre interferenze. Nel corso delle rilevazioni, inoltre, i partecipanti erano ignari del reale scopo della ricerca ed erano prevalentemente impegnati a riconoscere frasi che contenessero nomi di animali, pensando che lo studio sperimentale vertesse appunto su questa capacità. I dati raccolti sono stati poi confrontati e integrati con la tomografia a bassa risoluzione swLORETA.

Riferimenti: Università Milano-Bicocca, Neural correlates of automatic beliefs about gender stereotypes: Males are more prejudicial; Alice Mado Proverbio, Alice Alberio, Francesco De Benedetto; Brain and Language; DOI: 10.1016/j.bandl.2018.08.006.

Redazione Galileo

Gli interventi a cura della Redazione di Galileo.

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